domenica 15 luglio 2012

Diario di Tom 1947, segue.

Carpazi, Castel Dracula, 12 novembre.

Sono ancora ospite del Conte. La sua infinita biblioteca mi ha tenuto inchiodato qua. La storia del Conte è nota in Inghilterra, anche se dai babbani è creduta soltanto un mito, visto che è stata narrata da un romanziere. Ma non è finita come costui ha raccontato. Ho visto io stesso le tombe degli Inglesi che lo hanno inseguito fin qua, ed anche se apparentemente lo hanno cacciato in realtà egli mi ha raccontato la verità. È tornato perché aveva trovato quello che cercava, una donna... che sciocchezza. Ha ucciso tre dei suoi inseguitori, vampirizzato il cacciatore più temibile e la moglie di uno di essi, che ancora vive qua. Mina, si chiama, e spesso ci ho parlato, nelle lunghe notti di studio. Era una babbana, dotata di singolare cultura e sensibilità, oltre che di grane bellezza. Ha capelli neri, pelle diafana, un ovale perfetto e delicato e grandi occhi viola. Si è presentata lei stessa, quando ha saputo che a Castel Dracula era arrivato un mago ed un uomo di grande cultura. Si è molto stupita della mia giovane età, ma ha presto capito che il mio potere non è vincolato dai miei pochi anni. Tuttavia è stata sempre gentile, con me. Ha voluto che le raccontassi di Londra ed è stata molto turbata dalle storie dei bombardamenti e delle persone uccise per le strade. Ha detto che è dal 1910 che non torna nel Regno Unito, e la sua reazione emotiva e turbata a tutte le morti che le raccontavo mi ha lasciato perplesso. Credevo, avendo parlato per primo con il Conte, che i vampiri si ergessero al di sopra dei mortali e dei babbani, ma evidentemente lei ha conservato la debolezza del suo sesso e della sua passata mortalità. Mi guarda costernata quando le spiego che i babbani meritano la fine che hanno fatto, che le guerre in cui si sono massacrati sono semplicemente la dimostrazione della loro inferiorità e che uomini come me ed il Conte siamo destinati a comandarli e guidarli, per la loro sicurezza, per un ordine superiore delle cose. Da allora si è fatta vedere molto meno, ciò nonostante si è comunque offerta di aiutarmi a trovare i diari di Nathaniel Gaunt, persi nella biblioteca del Conte. Li ha lasciati qua perché lui, Abraxas Malfoy, cugino del Phineas che è stato preside della scuola, e Altair Black stavano girando l'Europa, in cerca di magia arcana e oscura e non volevano portarsi troppi pesi. Per qualche ragione sconosciuta non sono tornati a prenderli... sono su un sentiero già tracciato da altri, mi rendo conto. Ma nessuno lo ha mai esplorato profondamente come me. Senza contare che io andrò molto oltre quei tre antichi maghi.. io sono destinato ad una grandezza che loro nemmeno immaginano.

23 novembre.
Ogni tanto il mio anfitrione si allontana dal castello per giorni, poi torna... ed ogni volta il suo aspetto è leggermente diverso. Se non fossi in grado di leggerne l'aura magica potrei persino credere si tratti di persone diverse, ma la sua traccia magica è inconfondibile. Mi sta studiando, me ne accorgo. Passiamo lunghe notti a parlare, mi ha raccontato molto della magia di queste terre e mi ha dato dimostrazioni e spiegazioni. Mi sta insegnando molto e mi ha persino proposto di divenire vampiro, visto che sono in cerca dell'immortalità. Non sono tanto pazzo da voler diventare un suo schiavo, vista la sudditanza che poi mi legherebbe a lui, no grazie... preferisco mantenere la mia vita e cercare altre strade per l'immortalità. La vita vampirica è troppo vincolata alla sete di sangue, alla necessità di limitare la propria esistenza alla notte, almeno finché non si diventa abbastanza potenti da poter sopportare la luce del giorno nelle ore dell'alba e del crepuscolo. Ma è pericolosa, in ogni caso, sempre di più ora che si confronta con una modernità scevra delle paure e delle superstizioni di un tempo, quando la paura bastava a tenere a bada i babbani. Ora si sono fatti arroganti, le loro conoscenze scientifiche li hanno riempiti della sicurezza di poter conoscere tutto. Sciocchi. Stolti! La magia è la spiegazione più ampia, più completa, più perfetta. Ed è riservata a pochi, a coloro che non temono il potere e sanno avere il coraggio di cercarlo. Le quattro colonne ed il loro significato echeggiano nella mia anima da quando ne ho imparato il senso: Sapere, Osare, Volere, Tacere... per quanto stia imparando da Dracula, mi guardo bene dal condividere pienamente con lui i miei progetti. Il mio piano è a lungo termine, e tanto deve essere fatto, prima che io lo sveli a chicchessia.

06 dicembre.
Il tempo sta mostrando il suo lato peggiore... nevica, le strade sono impraticabili, da queste parti. E non conosco ancora i quartieri magici in cui mi appresto ad avventurarmi per potermi materializzare senza prima studiarli da lontano. Preferisco attendere il disgelo, anche se sarà una lunga attesa. Ne approfitto intanto per esplorare l'enorme biblioteca del castello. Miss Mina mi accompagna ancora in queste letture. Non li ho mai visti insieme, lei ed il conte, anche se è per lei che egli è andato a Londra. Lei spesso ha l'aria triste, guarda fuori nella notte e sospira. Talvolta  mi guarda, come se volesse chiedermi qualcosa ma non osasse... purtroppo la schermatura del conte su di lei è talmente forte che non sono riuscito a leggerle la mente, ma attendo. Vedo che ha bisogno di parlare, e so che lo farà, se saprò conquistarne la fiducia. E sono particolarmente bravo a conquistare la fiducia della gente.... il mio aspetto giovane e gradevole inganna, e la tenebra del mio essere resta celata alla vista.

31 dicembre.
A Natale è venuta a parlarmi, infine. Le manca la sua famiglia, e mi ha chiesto della mia. Ho riso, e le ho raccontato di essere un orfano, che la mia unica famiglia è stata la comunità magica che mi ha accolto a Hogwarts. Quanto si è commossa... è stato allora che mi ha aperto il suo cuore e infine mi ha raccontato qualcosa che valeva decisamente l'attesa. Ci sono passaggi segreti, portali magici attivati da secoli, nel castello, che conducono a Bucarest, nel quartiere magico, di cui il conte non mi aveva parlato. Lei pensa che abbia dei progetti su di me che non ha ancora svelato, e teme per la mia incolumità. Fossi in lei, sarei preoccupata per quella del conte. Posso sembrare giovane e inesperto, ma non ho paura di affrontare un vampiro millenario, io che ho risvegliato il Basilisco e l'ho domato, piegandolo ai miei voleri... ho deciso, a breve me ne andrò. Ho quasi appreso tutto quello che mi serve dalla biblioteca del conte e sono pronto per continuare la mia ricerca.
Oh, è vero... oggi è un altro anniversario. Lei, che non sapeva chi avrebbe messo al mondo, è morta 21 anni fa.

martedì 10 luglio 2012

JJ

Ci sono tanti fantasmi su quest'isola. Molti semplicemente non li noto più, tanto sono chiusi nel loro incubo. Con altro ci ho fatto amicizia, al punto che ci salutiamo quando li incrocio, e qualcuno sono persino riuscito a farlo passare oltre, curiosamente.
Ma uno mi ha sempre lasciato perplesso. Un bambino biondo, con un corto cappotto azzurro, le scarpine di pelle bordeaux, che si aggirava tra Nantucket e Martha's Vineyard, Falmouth e New Bedford.... Mi capitava di vederlo, tutte le volte che pioveva, o che il cielo virava a tempestoso. La cosa terribile è che chiamava disperatamente il padre, con lunghe grida strazianti. Non sono mai riuscito a parlarci, spariva ogni volta che provavo ad avvicinarmi.
Ci ho messo un bel po' a riconoscerlo... e l'ho fatto quando l'ho visto portarsi la destra alla fronte, apparentemente per ripararsi dal sole. Ma è rimasto così impettito per un po', ed alla fine un'immagine identica è riemersa dalle nebbie della mia memoria. Non ho mai fatto caso alla storia ed alle vicende babbane, ma ovviamente la morte di JFK ha avuto ampio risalto anche tra i maghi, senza contare che ero di passaggio negli Usa a quel tempo, a reclutare mangiamorte. E quel bambino ha letteralmente commosso tutta una nazione: John John, lo chiamavano. Durante i funerali ufficiali del padre fece un passo avanti, lasciando la madre piangente alle sue spalle, e salutò il padre, minuscolo, impettito, silenzioso. Troppo piccolo per avere l'esatta percezione dell'avvenimento, istruito forse a non piangere, ma più probabilmente incapace di comprendere che cosa aveva perso, chi stava effettivamente salutando. John Kennedy Jr è sparito al largo di Martha's Vineyard, il 16 luglio 1999, con il piccolo aereo da turismo su cui stava viaggiando, in compagnia della moglie e della cognata. I resti dell'aereo non sono mai stati trovati, e l'America ha perso un altro Kennedy.
Ma è stato quando l'ho riconosciuto che sono riuscito anche a parlargli. L'ho chiamato, e mi ha guardato finalmente. Mi ha chiesto se avevo visto suo padre, e mentre gli rispondevo il suo aspetto è cambiato, diventando quella di un uomo adulto, identico al 39enne che era quando è morto. Era fradicio d'acqua e ferito alla testa, inizialmente, poi il suo aspetto è diventato “normale”. Era vestito di nero, con una giacca leggera, una polo ed un paio di jeans. E mi ha chiesto di nuovo di suo padre, perché era convinto che fosse lì ad aspettarlo. Diceva che sua moglie e sua cognata erano entrate nella luce, ma lui non poteva, perché non c'era suo padre, ad aspettarlo. E lui doveva assolutamente trovarlo. Gli dissi che non sapevo come aiutarlo, ma ero il solo che era riuscito a contattare, e cominciò a perseguitarmi. Appariva al faro, o in negozio, a tutte le ore, molestando i clienti magici, arrabbiandosi, parlando in continuazione. Bisogna dargliene atto, aveva ereditato le grandi capacità dialettiche del padre. Sarebbe stato un trascinatore di folle, se avesse potuto farlo.
Alla fine cedetti. Volevo riguadagnare la mia tranquillità, è vero, ma ero anche curioso di capire come andava a finire questa storia. Se davvero JFK era ancora in giro per l'America, sotto forma di fantasma. John John diceva che voleva trovarlo, portarlo con se nella luce. Non sarebbe mai passato senza di lui, ma non riusciva a trovarlo da nessuna parte.
Con Richard, quando gli raccontai la storia, provammo a fare la cosa più semplice... un'evocazione, ma non si fece vedere nessuno di interessante. Conoscemmo un sacco di vecchi marinai sperduti, ma non l'ex presidente. Lasciai allora il negozio nelle mani del mio socio e il faro in quelle di Cletus e mi decisi a fare un giro nei due posti più ovvi, la Casa Bianca e Dallas. A Washington incontrai a dire il vero Abramo Lincoln, sorvegliare con sguardo sereno la città, sorridente, maestoso. Ci intrattenemmo a chiacchierare, e ne ammirai le incredibili doti di narratore e conversatore che lo avevano reso tanto amato e popolare in vita, ma non seppe dirmi nulla del suo successore.
A Dallas ebbi la strana fortuna di capitarci a novembre, cercando di contattare il presidente e attendendo la data fatidica in Delaney Plaza ebbi modo di rivedere una sorta di registrazione spiritica dell'accaduto. Cosa che mi permise chiaramente di comprendere da chi e da dove erano arrivati i colpi che avevano ucciso Kennedy e ferito il governatore Connally. Sì. So la verità. Ma no, non ho intenzione di dirvi se è stato davvero Lee Harvey Oswald o meno.
Ma del presidente nessuna traccia. Feci ricerche con un paio di accurati rivelatori ectoplasmatici, arrivati freschi freschi dal quartiere magico di Washington, ma nulla. Non era nemmeno là.
Mi diressi allora alla casa paterna di Kennedy, visto che era in Massachussetts, ma nemmeno là trovai sue tracce. Allora andai al cimitero, pur sapendo che praticamente mai gli spiriti frequentano i cimiteri, preferendo i luoghi in cui avevano vissuto. E fu sulla tomba, guardando la lapide che mi venne l'idea.
Tornai al faro... Dalla costa est, dall'altra parte del faro, si vede Martha's Vineyard, dove la famiglia Kennedy passava tutte le estati. A Hyannis Port, sulla costa, aveva una casa Ted Kennedy. Ed un'altra casa l'avevano a Cape Cod. Tutto nei dintorni. Non poteva essere altrove, era da quelle parti.
Chiamai il fantasma di John John, che mi aveva accompagnato nella lunga ricerca. Ed insieme andammo in una piccola spiaggia, poco lontano dalla casa dei Kennedy, dove lui ed il padre ogni tanto andavano a nuotare. Là, su una roccia, finalmente vidi una vaga ombra chiara. Sedeva eretto, sbiadito al punto da essere quasi invisibile persino a me. Fissava il mare, immobile. Era vestito come il giorno della sua morte, la testa squarciata dall'orribile ferita che lo aveva ucciso. Non mi vedeva, non mi sentiva, e non sentiva il figlio, tornato bambino, che lo chiamava.
Le provai tutte, e detto da me non è poco. Ma il fantasma sembrava poco più di una foto ectoplasmatica, Alla fine compresi. Non era lui, non era lì. C'era solo un ricordo, mantenuto da un altro spirito, che scelse allora per manifestarsi. Alto, anziano, con gli occhiali ed un vago sorriso in volto. Si manifestò lentamente, prima solo come una nebbia, poi divenne sempre più materiale. Mi salutò con un cenno, e finalmente rivolse lo sguardo verso il nipote, che lo fissava immobile, troppo sconvolto per poter parlare.
“Nonno... “ mormorò infine il rampollo perduto della famiglia.
“Ti ho atteso tanto a lungo, ragazzo mio... avrei voluto che ci fosse anche tuo padre, ma lui è già andato oltre. È venuta tua madre a prenderlo. Ma qualcuno doveva tornare indietro per te.”

Non ebbi bisogno di far altro. Joseph P. Kennedy indicò qualcosa, oltre la roccia dove l'immagine del presidente era sparito, e lentamente svanirono anche loro.

Per un curioso caso, circa tre settimane dopo, tra le cose acquistate ad un'asta per antiquari e rigattieri a Newport, tra tutto il ciarpame babbano che comprai per riuscire a mettere le mani su un baule magico antico, trovai anche una cosa appartenuta ai Kennedy. Un paio di bottiglie del whiskey che aveva reso ricca la famiglia all'epoca del proibizionismo. Aveva un paio di segni di riconoscimento poco noti sull'etichetta, ma che avevo visto addosso al vecchio Joe, sotto forma di anello, quando era venuto a prendere il nipote. Sono sicuro: è il suo modo di ringraziare per aver portato a casa il nipote...

lunedì 9 luglio 2012

Dal diario di Tom Riddle, 1947

Praga, 25 settembre 1947.
 Ho attraversato l'Europa, per giungere qua, in meno di una settimana... La guerra babbana ha lasciato indelebili tracce ovunque, tutto è semidistrutto, grandi città sono solo cumuli di macerie. La follia umana ha divampato, pare che un babbano volesse distruggere parte della popolazione perché la giudicava inferiore. Sciocco. Tutti loro sono inferiori, tutti vanno sterminati, senza distinzioni di sorta.
Sono passate un paio di settimane da quando ho ucciso Hepzibah Smith, ed ancora nessuno mi ha scoperto. Sto inseguendo le tracce dei fondatori, in giro per l'Europa... ed anche quelle dei Gaunt. Ce ne sono più di quanto immaginassi. Purtroppo devo scappare da questa città, ha un protettore che non sono in grado di contrastare. Non per il momento, almeno. Ma tornerò per affrontarlo, sono sicuro. Proseguo il mio viaggio, verso est.

Budapest, 07 ottobre
Troppi babbani. Scarse tracce di maghi, tuttavia ho trovato tracce di presenza vampirica... molto antica e interessante. Pare che ci siano famiglie di vampiri, con dimore antiche e ben nascoste. Chissà, potrebbero essermi utili. Forse possono avere testi antichi... non sono sicuro di voler avere a che fare con questi sudici esseri inferiori, ma non posso permettermi ancora di essere schizzinoso. Ho bisogno di saperne di più. In una vecchia libreria ho trovato un libro appartenuto ad un Gaunt. Niente altro che un testo di erbologia con il simbolo del serpente, ma vuol dire che qualcuno dei miei antenati si è spinto fin qua e questo è già qualcosa. Sul risguardo c'era una piccola indicazione: un nome, J. Harker, ed un indirizzo in Transilvania. Voglio seguire questa traccia, per quanto labile.

Carpazi, 18 ottobre.
Non so il nome di questo perduto paesino... so solo che ci sono arrivato di notte, ed è sovrastato da un castello altissimo, da cui tutti rifuggono. Sento la presenza dei vampiri, come un fetore arcano. I boschi riluccicano di ottarino, la magia permea questi boschi come una pennellata di colore incandescente. Sono bellissimi, quasi compiango i babbani che non possono vederlo. Ma questi spettacoli sono solo per gli eletti, non per questi esseri inferiori. Domani intendo andare al castello, anche se questi bifolchi ignoranti non vogliono che ci vada. Dicono che anche i tedeschi hanno cercato di entrarvi ma sono stati respinti da una forza antica. Hanno cercato di cannoneggiare il castello, ma durante la notte la guarnigione è stata sterminata selvaggiamente, e dopo aver ucciso metà della popolazione maschile come rappresaglia se ne sono andati per non tornare mai più. Lassù c'è qualcosa che non teme le bombe babbane.. qualcosa che ha poteri più antichi ed arcani. Ed è di quel qualcosa che vado in cerca.

Carpazi,  1 novembre.
Non è un caso che solo oggi sia riuscito a rimetter mano al mio diario... sono riuscito a farmi accogliere al castello, e ora sono ospite del suo antico castellano. E non dico antico per caso. È un vecchietto ricurvo, il volto deturpato di cicatrici e rughe profondissime, all'apparenza... curvo, magro, con le mani coperte di peli, sopratutto sul palmo, i lunghi capelli candidi avvolti sulla nuca. Veste di nero perpetuamente e non lo vedo mai di giorno. Sono troppo scaltro per non aver capito immediatamente che è un vampiro, e lui è altrettanto scaltro da capire di aver di fronte un mago.
Sono giunto di sera, e l'uomo mi ha aperto solo dopo un lungo tempo. Ho sentito i suoi occhi osservarmi a lungo, dall'alto di una torre, ma quando ho individuato il suo punto di osservazione ho immediatamente visto il portale aprirsi. Dice che quelli della mia stirpe sono già stati al suo castello, ma che non ne vedeva più da tempo... parla inglese con un curioso accento e con termini arcaici, come se lo avesse imparato tanto tempo fa e non lo abbia più allenato. Mi ha accolto con diffidenza e mi ha mandato contro un paio di serpenti, sicuro di spaventarmi... li ho fermati con un paio di parole, e questi mi si sono arrampicati addosso, docili come cagnolini. Mi ha finalmente dato accesso alla sua sala da pranzo, e lui stesso mi ha servito da mangiare. Quando mi sono presentato non ho usato il nome di mio padre.. gli ho detto che sono un Gaunt, e dopo avermi guardato a lungo ha cominciato a ridere. Non ci è voluto molto perché mi raccontasse di aver conosciuto un mio antenato. E quando ha capito chi sono e come la penso, allora.. mi ha aperto la sua biblioteca. Da allora è scomparso, mi ha detto che posso aggirarmi nel castello senza temere le sue... spose. Le ho incontrate, un paio di volte, quando mi lasciano da mangiare prima dell'alba. Non ho scambiato parole, non voglio distrazioni, e queste bellissime donne possono esserlo fin troppo.
Ma ora ho trovato quello che cercavo. Un diario di viaggio di Nathaniel Gaunt, datato 1850. Descrive il suo percorso da Londra a qua, e curiosamente cita il mio stesso problema a Praga.. quel custode angelico è un piantagrane, evidentemente. Ma ora ho le idee più chiare su come proseguire...
più tardi, lo stesso giorno.
Il mio anfitrione è tornato, ringiovanito. Sembra un attore e dice di farsi chiamare con molti nomi, ma che contengono sempre lo stesso nome.. Vlad, tradotto in tutte le lingue. Ha detto che la mia causa lo interessa, e che se mai dovessi aver bisogno, passerà la voce tra i vampiri che sono in viaggio. Forse mi sono guadagnato un nuovo alleato? In ogni caso non mi interessa. Sono sottospecie, tutti quanti: vampiri, licantropi, elfi, fate, centauri... dovranno tutti piegarsi di fronte alla superiorità dei maghi. Quando il mio nome sarà noto a tutti, si piegheranno al mio volere.
Io sono Lord Voldemort. E questo nome farà tremare l'Europa intera, al mio ritorno.
Ora... sono pronto a proseguire il mio viaggio, finalmente.

martedì 3 luglio 2012

‎*prende la bottiglia di firewiskey e torna al faro. A volte i fantasmi che gli abitano l'anima diventano invadenti, insopportabili. Il solo modo di azzittirli è metterli a confronto con qualcosa di immensamente più grande, più potente... e schiacciarli sotto il velo di qualcosa di robusto, come l'alcool. il vento fresco lo tiene più lucido del necessario ed abbonda nella dose, per azzittire tutte le voci, fottendosene dei postumi che lo accoglieranno domattina. Questa sera ha bisogno di oblio, più potente del dolore che domani lo accoglierà. Resta a guardare il mare, lasciando che l'aria fresca lo avvolga, gli riempia la pelle di brividi. Assapora i brividi, memore di quando era il corpo di una donna a trasmetterglieli... per l'ennesima volta fa i conti con la propria solitudine, cercata certo, ma non per questo meno pesante.
Ancora un sorso...
infine la pace. Se la sua situazione attuale è frutto delle sue scelte, non ha diritto di lamentarsi. Alla fine, visto il suo passato, tutto sommato forse gli sta pure andando meglio che mai.*
vaffanculo o buonanotte, scegliete.
per me. vaffanculo a tutti,