giovedì 22 settembre 2011

Un cimelio dall'oscuro passato.


Così come Diagon Alley, esistono molti luoghi al mondo che sono celati ai più... sono luoghi dove i maghi vivono e lavorano senza nascondersi, e che i babbani non possono trovare e nemmeno vedere. O meglio, li vedono diversi da come sono realmente.
Uno di questi luoghi è un paesino francese, locato in Bretagna, chiamato Bouche-de-Nimue, dedicata alla fata che eresse la tomba di Merlino. In questo paese abitano la maggior parte dei maghi del nord della Francia, e viene parlato un dialetto locale che nemmeno i francesi capiscono, derivato da una mescolanza di gaelico e bretone che non ha eguali in europa. Si tratta di una lingua molto antica e di grande potenza magica, che viene talvolta trascritta solo in caratteri runici, ed i manufatti magici prodotti in questo paese e con le iscrizioni in questa lingua sono considerati estremamente potenti. Il paese è arroccato su una collina, resa magicamente indisegnabile e che per i babbani è sormontata solo da un vecchio rudere medievale semi distrutto ed estremamente pericoloso... l'immagine che vedete è tratta da un quadro disegnato prima dell'incantesimo che ha reso il paese invisibile.

C'è un solo modo per arrivarvi.. che siate maghi e che sappiate dove si trova.
Il guardiano del faro ci è andato per una ragione precisa... in questo paesino è custodito un cimelio che pensava smarrito per sempre, addirittura era convinto fosse stato distrutto dopo la sconfitta del Signore Oscuro a Hogwarts, ma non è così, evidentemente. In quel paese infatti è aperto un rigattiere molto particolare, che non si fa scrupolo di vendere anche oggetti intrisi di storie macabre e magia oscura, al pari di Magie Sinister, a Notturn Alley. In questo negozio, da qualche giorno, è in vendita la bacchetta di Lord Voldemort.
L'arrampicata al paesino è lunga e faticosa, e trovare il rigattiere piuttosto arduo... è quasi mezzogiorno quando Tom si ferma di fronte al negozio. Una minuscola vetrinetta, dove sono posate solo due cose: un calice scuro ed uno specchio nero, queste sono le sole cose esposte. Una porta di legno, con una maniglia di ottone lucidissimo, con la scritta in caratteri runici che riporta il nome del proprietario. Maleisus, Malevolo in gallese... il mago lo legge con un ghigno, pensando che potrebbe essere un nome profetico, ma si trova davanti entrando un ometto che pare smentire il significato del cognome. Un piccolo mago scarno, dagli occhiali cerchiati di tartaruga, con un sorriso timido stampato sul volto, si inchina quasi vedendolo entrare, e poi chiede qualcosa nel dialetto locale.
«Sono spiacente» risponde Tom in francese. «Non capisco... potremmo parlare in francese?»
«Ma certamente, signore!» risponde l'omarino con sussiego «Chiedevo in che modo posso aiutarla...»Tom prende fiato un attimo e decide che non vale la pena di girarci tanto attorno.
«Ho sentito dire che avete la bacchetta di Colui Che Non Deve Esser Nominato.»
Il mago sorride ancora di più, ed annuisce.
«Avete sentito bene! È arrivata fino a me in maniera piuttosto curiosa, sapete? Il Prescelto in persona l'ha tolta al corpo di Lei-Sa-Chi dopo averlo sconfitto ed aver ripreso la Bacchetta di Sambuco, e poi l'ha donata al Ministero Inglese, perchè venisse custodita in un loro speciale ufficio per i reperti pericolosi... ma alla fine non sapevano che farsene e visto che tutto sommato non è altro che una bacchetta, quando hanno deciso di risanare le casse dello stato hanno pensato bene di venderla all'asta.. il buffo è che nessuno voleva comprarla, per timore di passare da nostalgico ex mangiamorte, per cui... alla fine sono riuscito a comprarla io per una cifra irrisoria.»
Mentre si perde in chiacchiere, si arrampica su una sedia, per andare a pescare una scatola lunga e stretta, molto simile a quelle di Olivander, in cima ad uno scaffale. Con calma e cautela la apre, scostando i lembi di stoffa che coprono l'oggetto ivi riposto. Tom si scopre a sentire il cuore in gola, mentre rivede la sua vecchia bacchetta. Solo grazie al suo grande esercizio di autocontrollo resta esteriormente impassibile, mentre nella sua mente e nel suo cuore scoppia il tumulto. Non vedeva quella bacchetta da secoli, da una vita, letteralmente. Il piccolo mago indossa dei guanti di cotone bianco e la estrae, posandola sul bancone di fronte al mago.
«Siete un collezionista, signor... »
«Crowley.» risponde automaticamente. «Tom Crowley, libraio e antiquario in Nantucket.» Estrae il proprio biglietto da visita, dove naturalmente il suo vero cognome non appare. «Un mio cliente americano, un mago molto influente... mi ha chiesto di verificare se è quella vera e di acquistarla, nel caso..» Dice, sciorinando la storia che aveva preparato. L'altro sembra berla, perchè annuisce, sempre sorridendo.
«È quella vera.. eccole il documento di autenticità, rilasciato dal Ministero Inglese.» Dice, mettendogli in mano un papiro che descrive l'oggetto e le circostanze del rinvenimento.
Leggere le circostanze della propria morte scritte in freddo burocratese mette al mago strani brividi, come se un'oca stesse camminando sulla sua tomba. Il piccolo mago prende delicatamente in mano la bacchetta, facendola girare per mostrarla e poi gira l'impugnatura verso Tom.
«Potete controllare voi stesso, se volete... »
Tom la riconosce senza toccarla... un piccolo graffio sul lato dell'impugnatura, arrotondato dall'abitudine a strofinarci il pollice sopra, una coppia di buchi della corteccia che gli ricordavano degli occhi, una certa sfumatura più scura in un punto preciso del corpo della bacchetta.. potrebbe riconoscerla solo lui, ed è certo: è la sua. Ma alza le mani, non osa toccarla in pubblico. Sa che reazione avrebbe in mano sua, e lo renderebbe immediatamente riconoscibile. Anche il più ignorante dei maghi sa in che maniera reagisce una bacchetta in mano al proprietario... e nessuno ha mai battuto la sua bacchetta, è ancora sua, del tutto.
«Preferisco di no, la ringrazio... ma direi che è indubitabilmente l'originale, ne ho letto mille descrizioni. Tuttavia non voglio toccarla. Sa, ha una storia... inquietante.»
«Si, capisco... e concordo. È senza dubbio preferibile non toccarla a mani nude, sa... da una strana sensazione, come di freddo e di viscido.»
Il piccolo mago rabbrividisce, perdendo per un attimo il sorriso, mentre ripone la bacchetta. Si accordano sul prezzo. Esorbitante, ma Tom ha deciso di riaverla. Sa che se non lo facesse quella bacchetta arriverebbe tra le mani di un collezionista e magari di un nostalgico. E per qualche strana ragione, che non ha ancora indagato, non vuole che la sua bacchetta finisca in altre mani. Paga senza batter ciglio ed esce il più rapidamente possibile, tagliando corto le chiacchiere del negoziante.


Il giorno dopo è al faro, in cucina. Apre la scatola e la gira, facendo cadere la bacchetta sul tavolo. Si siede a guardarla, la fissa a lungo, prima di prenderla finalmente in mano. Chiude gli occhi, percependo il calore tra le dita del potere che affluisce nell'oggetto, la muove leggermente, traendone scintille verdi. La dirige verso una bottiglia posata sul tavolo, che si trasforma istantaneamente in un serpentello. Lo fissa un attimo e poi lo ritrasforma nella bottiglia.
Posa la bacchetta, con le mani tremanti. L'emozione che ha provato è stata fortissima. Riconoscimento, non v'è altra definizione possibile. Dentro di lui qualcosa si è mosso. Qualcosa, o qualcuno, per meglio dire, che sta cercando di dimenticare di esser stato, ma che è sempre presente. Ed ora che l'ha riconosciuto, non sa che fare. Distruggere la bacchetta, come aveva pensato inizialmete gli pare assurdo, ora.
Così come non può cancellare il passato e distruggere il ricordo di quello che è stato, non può distruggere la bacchetta. Ma non riesce a pensare cosa farne, perciò resta a lungo a guardare l'oggetto posato sul tavolo, la mente affollata di mille pensieri ed il cuore di tormentose emozioni. Infine chiude di nuovo la bacchetta nella scatola, la porta nel proprio studio, protetto da incantesimi anti rilevazione persino dal più potente dei maghi, e chiude la scatola in uno scrigno dove ha custodito i segreti più innominabili, tra cui alcuni dei suoi diari del tempo in cui era il Signore Oscuro.
Resterà lì, pensa. Chiusa in un angolo, con i peggiori ricordi del suo passato tenebroso.
Di certe cose non ci si può liberare, ma solo imparare a conviverci.

sabato 10 settembre 2011

Plenilunio



La notte è calata sull'isola. Il mare è calmo, immobile. Appena una brezza accarezza il volto del mago, silenzioso a guardare il mare. Seduto comodamente in terrazza, contempla la notte. Pochi pensieri girano per la sua mente, per una volta... è pacificato, se non sereno. Alza il calice di idromele alla luna piena, che rende il mare luccicante come una tavola di cristallo. Si concentra, scende in se stesso a toccare il centro del proprio potere, per sentirlo, ampliarlo, farlo espandere in tutto il suo essere. Allarga il centro, formando un cerchio magico attorno a sé. Respira, lentamente, assorbendo dal mare e dalla luna il potere insito negli elementi, nell'aria, nella terra, nel fuoco, nell'acqua vastissima che gli si para di fronte. Rilassato, allarga la sua coscienza a percepire gli esseri che si aggirano attorno e sopra l'isola, umani, animali, sovrannaturali. Due sirene nuotano al largo, mentre qualcosa di angelico si percepisce aleggiare sopra Nantucket, benevolente e protettivo. Il mago assapora queste sensazioni, lascia che lo colmino, appagandosi del gran serbatoio di energia che il corpo vivente del pianeta riversa quotidianamente in tutti gli esseri, senzienti e non. Se ne riempie, ricarica le pile, rilassa la mente ed il corpo. Il tempo scorre senza che si accorga, come una goccia di acqua su una superficie impermeabile. La notte si infittisce, e la luna infine tramonta, tuffandosi nel mare che annerisce, lasciando solo un cielo trapunto di stelle, pronto per esser presto schiarito dall'alba. Il mago riassorbe in sé il cerchio, richiude le porte della percezione, torna in se stesso, lentamente, con calma ed inesorabilmente. In silenzio si sgranchisce, alzandosi, sorride e torna in casa, per concedersi finalmente alle braccia del sonno.

giovedì 8 settembre 2011

Pensieri... ti tormentano, ti danno la caccia, non ti lasciano in pace finché non li affronti. Ti perseguitano, mentre cerchi di fare altro per non considerarli. Quando ti prendono ti chiedono conto, vogliono sapere chi sei, cosa fai, perché hai fatto quello che hai fatto. 
Hai solo un modo per affrontarli, essere onesto. Con te stesso, più di quanto tu sia con chiunque altro. Solo allora ti lasciano in pace. 
Per un po'.