giovedì 30 settembre 2010

Bando minore del pentagramma

Questo rituale è uno dei più praticati in magia, con centinaia di versioni diverse... ma questa è la versione originale, di base. Il suo fine è la purificazione dell'ambiente e dell' "aura" del mago, e può essere usato anche come una sorta di devozione quotidiana, che conduce all'avvicinamento del mago con il divino. Se è usata come devozione, si può fare la mattina usando pentagrammi di invocazione e la sera usando pentagrammi di bando.

I. Toccando la fronte dite Ateh (A Te),
II. Toccando il petto dite Malkuth (Il regno,)
III. Toccando la spalla destra dite ve-Geburah (e il Potere),
IV. Toccando la spalla sinistra dite ve-Gedulah (e la Gloria).
V. Stringendo le mani sul petto, con i palmi verso il cuore, dite le-Olahm, Amen (Nei secoli dei secoli, amen).
VI. Volgendovi verso Est, tracciate un pentagramma (quello della Terra) con lo strumento apropriato (di solito la Bacchetta). Dite (cioè vibrate) IHVH.
VII. Volgendovi verso Sud, fate come sopra, ma dite ADNI.
VIII. Volgendovi verso Ovest, fate come sopra, ma dite AHIH.
IX. Volgetevi verso Nord, fate come sopra, ma dite AGLA (Pronunciate Ye-ho-wau, Adonai, Eheieh, Agla).
X. Tornate a est e tenendo le braccia in forma di croce, dite:
XI. Davanti a me, Raphael;
XII. Dietro di me, Gabriel;
XIII. Alla mia destra, Michael;
XIV. Alla mia sinistra, Auriel.
XV. Perché attorno a me fiammeggia il Pentagramma,
XVI. E nella Colonna sta la Stella a sei raggi.
XVII-XXI. Ripetere da I a V, la Croce Cabalistica.

martedì 21 settembre 2010

Viaggio a Praga - Crossover con Dampyr - fine


Fui aggredito dal vampiro, emerse dalla parete di fronte alla pietra che i ragazzi avevano eletti ad altare. Vi era una specie di nicchia, nascosta da una specie di paravento d'edera, e dentro era nascosto questo essere che pareva un mix tra il mago cattivo dei fumetti ed un frate zombie. Vestito di un saio nero sdrucito, emerse in tutta la sua bruttezza, denti e zanne sguainati, mi aggredì mentre passavo davanti alla sua nicchia, quasi avesse sentito che mi avvicinavo. Sentii le sue unghie affondare nel mio petto e feci appena in tempo a urlare uno schiantesimo, lanciandomi all'indietro, quando Tesla giunse in mio aiuto, afferrando il vampiro che il mio incantesimo aveva allontanato da me. Ne emersero altri tre, i giovani che avevo visto nella mente dei loro amichetti, e ci aggredirono. Mentre Tesla si azzuffava con il più vecchio, gli altri tre si gettarono su di noi, ed uno venne distrutto praticamente subito, quando cercò di mordere Harlan ed ebbe un assaggio del veleno per vampiri contenuto nel suo sangue. Kurjak seccò il proprio con un colpo di pistola in fronte, rapidissimo, e malgrado i miei incantesimi non avessero il potere di uccidere quello che mi attaccava, visto che erano già morti, le pistole dei miei due amici potevano, caricate con i proiettili trattati con sangue di Dampyr, e le creature si dissolsero davanti ai nostri occhi, in un lampo. Raggiungemmo Tesla, che ancora si batteva con il più antico del gruppo e vidi per la prima volta il Dampyr in azione. Liberò la propria natura semi demoniaca ed aggredì il vampiro insieme a Tes, combatterono fino a stringerlo in un angolo. Allora il mio amico si avventò sul collo del mostro e lo morse, uccidendolo. Il sangue è conoscenza, per un Dampyr e bevendolo scoprì che vi era effettivamente un guardiano all'interno della torre, a custodire l'anello che cercavamo. Occorreva evocarlo e sconfiggerlo, se volevamo trovare quello che stavamo cercando.
Liberi da questo problema, entrammo all'interno della torre e mi apprestai a evocare il guardiano, tracciando un cerchio protettivo attorno ai miei amici ed un altro attorno a me solo. Volevo vedermela io con la creatura, ero impaziente di usare la mia magia per un buon fine, per una volta.
Il demone si fece vedere immediatamente, in tutta la sua puzza di zolfo, con coda e corna. Cominciammo a combattere a suon di incantesimi, lanciandoci contro lampi colorati di scariche magiche. Diamine, era divertente, pensai, ma un po' meno per i testimoni che assistevano... spaccammo praticamente la torre in due parti, abbattendo una parete, ed in una nicchia scoprii il nascondiglio dell'anello. Me lo feci volare tra le mani, mentre tenevo a bada il demone, e lo infilai al dito, abbattendo ancora un'altra parete della torre, e scoprimmo così di avere altro pubblico.
Dalla boscaglia dietro di noi emersero i paesani, che ci avevano seguito, evidentemente. Urlavano, brandivano fiaccole, come nel peggior film horror sul mostro di Frankenstein. Avevano visto tutto, e credevano avessimo ucciso i ragazzi, spariti mesi prima.
Mi ritrovai letteralmente tra due fuochi. I miei amici erano bloccati dentro il cerchio ed io ero ancora nel mio, per affrontare il demone, ma davanti a noi c'era tutta la marmaglia urlante. Il demone si scagliò sui paesani, ed incurante della mia incolumità lo affrontai uscendo dal cerchio, inferocito.
Sentivo l'anello accrescere il mio potere oltre misura e mi ritrovai a torreggiare sul demone, come se fossi cresciuto di statura per poterlo sovrastare. Riuscii ad aprire il cerchio dei miei tre alleati, perché potessero allontanare la folla, ma ne vennero aggrediti a suon di insulti e minacce, mentre cercavano solo di difendere quella marmaglia ignorante.
Il demone scagliava incantesimi sulla folla, che io riuscivo a deviare, fortunatamente, in un brillar di lampi magici che coloravano la notte di ottarino, poi Kurjak mi si affiancò, scaricando tutto un caricatore nello stomaco del demone, ed io riuscii ad averne la meglio, con un Avada che illuminò il buio con un lampo verdastro, più potente del solito. La creatura cadde di schianto per terra e si dissolse lentamente in una melma giallastra e maleodorante, davanti ai cittadini atterriti. Ma questo non bastò a placare la folla, che ci urlava contro, convinti che fossimo la causa dell'arrivo del demone. Erano maledettamente tanti, e presero Harlan e Kurjak, mentre Tesla li teneva a bada grazie alle sue forze da vampira. Si rivelò nella sua forma demoniaca e ciò li fece inferocire ancora di più.
Era troppo per me. Le urla della folla erano identiche a quelle che troppo spesso avevo sentito nella mia vita, quando ero ragazzino.
Mostri! Demoni! Streghe!
Non ci vidi più dalla furia. L'adrenalina che mi scorreva nelle vene dalla battaglia con il demone non mi faceva ragionare e l'ebbrezza del potere generato dall'anello mi accecavano, così scagliai cruciatus a ripetizione sulla folla, lasciando gente per terra, e riuscii a liberare i miei amici. La marmaglia si disperse, Tesla riuscì a soccorrere i nostri amici, mentre io, furioso, maledivo selvaggiamente i fuggitivi. Li inseguii, animato da una furia incontrollabile, e praticamente li presi tutti, circa una ventina. Li radunai in uno spiazzo tra gli alberi, e torturai con godimento i ragazzetti che avevano capitanato la crociata contro di noi.
Il potere dell'anello mi cantava dentro, ero intossicato, ubriaco di magia. Mi sentivo come al culmine della mia potenza, quando a capo di un gruppo di mangiamorte andavo a massacrare babbani per tutta l'isola di Albione.
Quando ridussi quei maledetti contadini ignoranti ad una massa informe di individui balbettanti e terrorizzati, incrociai lo sguardo di Tesla, che mi aveva raggiunto. Dietro di lei stavano arrivando trafelati i suoi alleati, e mi guardavano esterrefatti, mentre sul viso della vampira aleggiava un sorrisetto divertito. Mi fermai, ansante, rendendomi conto che avevo sulle labbra l'anatema che uccide, pronto a partire verso quei babbani terrorizzati. Dentro di me una voce urlava “UCCIDILI! TUTTI, ANCHE LORO! ORA!” ma una parte di me che era rimasta indietro, non saprei spiegarlo meglio, si fece avanti, e disse NO. Ripresi il controllo di me stesso, faticosamente, combattendo con la volontà assassina che mi urlava dentro ed invece di ucciderli, feci un incantesimo di memoria a tutti i babbani, cancellando loro i ricordi di tutta quella serata di delirio. Li posi sotto imperio, tutti e venti, con una facilità aumentata dal potere dell'anello, li obbligai a tornare alle loro case ed a non tornare mai più alla torre, sopratutto di notte.
Quindi crollai sulle ginocchia, svuotato, respirando pesantemente, con una tempesta nell'anima, tagliato in due tra la sensazione folle e bellissima di ebbrezza che la magia mi aveva dato e l'orrore per quello che avevo sentito riemergere in me, senza osar alzare lo sguardo sui miei amici che si avvicinavano.
“E bravo Lord Voldemort!” esclamò Tesla. “Era così che ti descrivevano ai tempi, sai? Complimenti vivissimi, non credevo fosse vero!”
Harlan mi posò una mano su una spalla, guardandomi con un'espressione di compassione in viso.
“Tom...” mormorò.
Tremavo, e non osavo fissarlo negli occhi. Lui e Kurjak mi aiutarono a rimettermi in piedi e ci dirigemmo alla macchina. Mi ci caricarono di peso, e tornammo a Praga. Mi addormentai, durante il viaggio, e mi svegliai solo quando scendemmo per arrivare a piedi al Teatro. Non dissi nulla, lasciai che fossero gli altri a raccontare l'accaduto, ed io mi infilai sotto la doccia, dove rimasi per almeno mezzora. Fu lì che mi accorsi di non riuscire più a sfilare l'anello dal dito. Era come bloccato, anche se non mi stringeva la carne, ma non riuscivo a sfilarlo. Non arrivava alla nocca, malgrado mi stesse giusto. Tornai sotto, infine, quando mi sentii pronto ad affrontare gli altri e sopratutto Caleb.
“Eccoti.” mi disse l'angelo, quando mi vide arrivare.
“Già... eccomi.” Sospirai. “Io... non so come spiegare...” partii.
“Non c'è bisogno che tu lo faccia, Tom” mi interruppe. “La situazione è chiara. Ma non è successo nulla di irreparabile, per fortuna, anzi, mi pare che si sia risolta brillantemente. Hai solo commesso un errore, amico mio...” Indicò la mia mano. “Ora non riesci a toglierlo, vero?”
Alzai la sinistra, dove l'onice dell'anello spiccava sul candore della mia pelle.
“Infatti.”
“Dovrai tenerlo, ora. Agrippa vi incarcerò un demone di quarto livello, ma solo ponendo una maledizione sull'anello. Chiunque lo avesse indossato sarebbe divenuto custode e guardiano dell'anello, rischiando purtroppo di venirne posseduto e trasformato in demone a sua volta. Quello che hai affrontato e sconfitto era l'ultimo ad averlo indossato, con una mente troppo debole per reggere il confronto con ciò che era incarcerato nel gioiello.”
Guardai Caleb sbalordito.
“Vuoi dire che quel coso era umano, una volta? E che rischio di fare la stessa fine?”
Mi passai la destra sul volto, osservando la sinistra ingioiellata.
“Esatto Tom... ma tu sei molto più potente di quel custode, per cui il rischio è doppio, così come è doppia la tua possibilità di salvezza. Se lascerai che esso prevalga su di te, diverrai un demone molto peggiore di quello che hai sconfitto, mentre se riuscirai a dominarlo, potresti persino trovare il modo di levarti l'anello. Solo, da ora in poi dovrai stare molto più attento a quello che fai. Hai avuto un assaggio di quanto aumenti i tuoi poteri, e di quanto si alimenti della tua rabbia, quando hai torturato e dominato i paesani che vi hanno aggrediti, ma hai anche visto quanto tu sia in grado di dominarti, quando hai deciso di non ucciderli tutti.”
Mi sedetti, cadendo quasi di schianto su una poltrona. Harlan, silenziosamente, mi mise in mano un bicchiere di whiskey, che ingollai senza nemmeno sentirne il sapore.
“Mio Dio...” mormorai. Alzai lo sguardo sui miei amici, smarrito. “Non è possibile, ci deve essere un modo per levarmi questa cosa.”
“Sicuramente c'è, Tom.” disse Harlan, sedendosi accanto a me e posandomi una mano su una spalla. “Non sarai solo, la cercheremo insieme.”
Lo fissai, commosso dalla fiducia che mi riservava. Nei suoi occhi lessi la certezza che non avrei permesso al mio lato oscuro di prevalere su di me, certezza che nemmeno io avevo su me stesso. Tornai a fissar Caleb, incerto.
“Harlan ha ragione, Tom. Ti aiuteremo, stanne certo, e non temere. So quali dubbi ti rodono, ma saprai portare questo fardello senza lasciartene divorare.”
Annuii, come potevo ribattere alle parole di un essere di luce?
Passammo la serata a parlarne, e mi fermai ancora una settimana per approfondire la situazione, leggendo con Harlan e Caleb tutto quello che la biblioteca del Teatro custodiva sull'anello, ma senza trovare nulla che ci aiutasse nell'immediato. Le informazioni sul demone custodito in esso erano scarne, e pochi erano gli indizi sulla sua natura e sull'incantesimo usato da Agrippa per incarcerarvelo, ma Caleb era fiducioso, si diceva sicuro che prima o poi avremmo trovato il modo di levarmelo.
Infine decisi di partire, tanto ci saremmo sicuramente tenuti in contatto ed io dovevo ormai tornare alle mie solite incombenze, tra il faro e la libreria. Tuttavia quando misi di nuovo piede al faro, mi resi conto che qualcosa era cambiato in me, forse per sempre.
Quello che avevo fatto ai babbani che ci avevano aggredito non era stato dettato dal demone che ormai mi portavo dietro, era stata la mia reazione spontanea agli avvenimenti della serata. Sapevo perfettamente che lo avrei fatto anche senza l'anello. Il mio lato oscuro, che pensavo ormai assopito, se non addirittura morto da tempo, era più vivo che mai, e bastava solo la situazione giusta per risvegliarlo. Ma ora più che mai dovevo stare attento.....

Viaggio a Praga - Crossover con Dampyr - seconda parte

Stavolta arrivai con il sole, anche se faceva fresco. L'autunno alle porte stava già facendo sentire le sue gelide dita, e ringraziai di essermi attrezzato a dovere, quando scesi dall'aereo. Harlan mi aspettava al Teatro, dove giunsi a piedi, lasciandomi smarrire nella nebbia che lo celava a sguardi indiscreti. Mi mostrò un paio di libri di cabala che cercavo da tempo e poi mi disse che aveva bisogno del mio aiuto per trovare e distruggere un oggetto estremamente pericoloso, l'anello magico di Cornelio Agrippa.. diceva la leggenda che il mago avesse imprigionato un demone molto antico e potente in quell'anello, che obbediva agli ordini di chi lo portava e donava un potere praticamente immenso.
Ne avevo sentito parlare spesso, durante gli anni, e lo avevo anche cercato inutilmente, ai tempi della mia corsa al potere, perché secondo la leggenda era stato nascosto in una delle case di Lione dove Agrippa aveva vissuto, nel 1500, ma non ero mai riuscito a trovarlo.
Harlan mi spiegò che l'anello era nascosto in un castello diroccato, in un paesino fuori Praga, rinomato per esser stato luogo di una terrificante caccia alle streghe medievale, che era costata la vita a veri maghi e vere streghe... ad Hogwarts si insegna che praticamente tutte le vittime dell'inquisizione erano babbani, perché i maghi riescirono a salvarsi, ma non fu così ovunque... e quel paesino era stato il teatro di uno dei massacri di streghe più sanguinosi della storia, anche per la comunità magica. Con il mio aiuto, contava di rintracciare il luogo in cui Agrippa aveva nascosto l'anello prima di fuggire e distruggerlo, per evitare che cadesse in mani sbagliate.
Accettai. Mi parve una cosa buona da fare, era sicuramente interessante e magari avrei potuto... ah, detesto dirlo, mi ripugna il termine, ma era quello che pensavo. Redimermi, in qualche modo. Sarebbe stato un passo verso una qualche forma di redenzione da tutto quello che avevo commesso nella mia vita. Dalla lunga e sanguinosa ascesa al potere che mi aveva due volte portato alla sconfitta ai sette omicidi che mi pesavano ancora addosso dal mio secondo ritorno, coloro che avevo dovuto uccidere per fuggire e rifarmi una seconda vita. Forse, aiutando Harlan mi sarei in qualche modo pulito la coscienza.
Un altro errore di valutazione.
Partimmo di buon mattino, io, lui Tesla, intabarrata come sempre quando doveva viaggiare di giorno, ed il suo buon amico Kurjak. Scherzavamo, in auto, ridevamo chiacchierando del più e del meno. Sembrava e doveva essere poco più di una scampagnata, nei progetti, non era previsto incontrassimo vampiri. Se ci fossero stati guardiani magici al nascondiglio dell'oggetto, non pensavo avrei avuto alcuna difficoltà a superarli. Non sono il più grande mago oscuro del secolo solo per dire, dopotutto. La giornata era chiara, luminosa e calda, di quelle che ogni tanto il continente regala a queste terre fredde, e ci godevamo la giornata, pensando quasi più a cosa avremmo fatto al ritorno, entro un paio di giorni al massimo che a quello che ci attendeva.
L'atmosfera cominciò a mutare quando arrivammo al paesello. Quattro case, una chiesa dall'aspetto tetro e le rovine di una torre medievale, a poca distanza dal centro dell'abitato. Entrammo nel bar della piazza, per un caffè e per chiedere la strada.
I volti degli avventori erano torvi, ricordo, ci guardarono con diffidenza appena mettemmo piede nel locale, sembrava più una vecchia locanda che un bar moderno, come invece voleva far credere di essere. Il barista ci guardò storto, quando chiedemmo la strada per il torrione, e percepii chiaramente l'atmosfera attorno a noi farsi più tetra e guardinga. Udivo i loro bisbigli, attorno a noi, ci guardavano come se fossimo nemici, e me ne stupii. Mi guardai attorno, e malgrado non capissi perfettamente la lingua, i pensieri erano abbastanza chiari, lessi paura, al sentir nominare la torre. Lessi diffidenza, morte, addirittura.
“Questa gente ha ancora paura delle streghe” commentò Kurjak quando uscimmo dal pub.
“Incredibile ma vero” dissi, “sembra che i roghi li abbiano spenti l'altro ieri, non trecento anni fa.... Questo posto mi inquieta, ragazzi”
“Inquieta anche me, Tom... ci sono energie oscure, in questo luogo, anche se non percepisco la presenza di un Maestro. Ma ci sono i residui di una forza estremamente tenebrosa e pericolosa.” aggiunse Harlan, guardandosi attorno.
“Che simpatico posticino... vediamo di sbrigarci, allora, almeno non ci resteremo più dello stretto necessario!” concluse Kurjak.
Raggiungemmo in pochi minuti il torrione, la strada era poco più di una mulattiera, piena di rovi ed abbandonata. Vi erano tracce scarse di passaggio umano e la torre era palesemente abbandonata a se stessa, vittima per altro di graffitari che l'avevano deturpata con scritte sconce ed addirittura blasfeme... trovammo le tracce di quelli che parevano rituali magici, candele, incenso, segni magici tracciati sui muri...
“Non c'è magia vera e propria...” mormorai, girando attorno al torrione con la bacchetta in mano, mentre profferivo silenziosi incantesimi per rilevare la presenza di magia. “Ci sono venuti babbani, qua, a fare quella misera parodia della magia che è il satanismo acido... rilevo solo festini a base alcolica e ragazzini che declamano frasi senza senso. Harlan, tu che ne pensi?”
Il Dampyr toccò una parete esterna, dubbioso, chiuse gli occhi cercando tracce di presenza vampirica, ma lo vidi scuotere la testa.
“Niente, a parte forse il passaggio in tempi molto remoti di un Maestro, ma troppo dilavati dal tempo per esser determinanti. Potremmo anche aver fatto un buco nell'acqua, a questo punto.... magari l'anello non si trova qui.”
“Hey, venite a vedere questo!”
Era la voce di Tesla, dall'interno del torrione, nella sola stanza più o meno integra della costruzione. Era poco più di un quadrato di pietra, una specie di altare posto al centro della stanzetta, e sul lato a nord recava inciso un sigillo di protezione, piuttosto scrostato. Era antico, non come i graffiti all'esterno, fatti con lo spray, ed all'interno effettivamente non c'era segno di intrusioni, come se i ragazzini che si erano divertiti a venire a provare il senso del brivido schiamazzando nomi di demoni non avessero osato entrare all'interno. Qua l'energia magica la sentivo, e chiaramente. Forte, pulita, estremamente oscura. Molto familiare, oimè, vicina a quella stessa che avevo praticato per molti anni io stesso. Il Dampyr toccò quella specie di altare di pietra ed emise un gemito, alzando immediatamente la mano. Se la portò alla testa, barcollando un attimo ed in un lampo lo sorreggemmo.
“Che succede fratello?” chiese sollecito Kurjak, mentre lo aiutavamo a sedersi per terra, lontano dall'altare.
“Qui la traccia è più forte, un vampiro. Non un maestro, però, o lo sentirei, ma un non-morto, ed anche piùttosto potente. Tom, lo hai sentito tutto questo potere?”
Annuii, stringendo le labbra.
“Sì, amico... parecchio, anche. Dovremo liberarci del vampiro, prima di cercare l'anello. Ma non è solo quello che mi preoccupa. Ci sono tracce evidenti di evocazioni, in questo luogo. Non vorrei ci fosse qualche guardiano.”
“Ci occuperemo anche di quello” commentò asciutto Kurjak, aiutando Harlan a rialzarsi.
Tesla mi battè una mano sulla spalla, e la intuii sorridere dietro al passamontagna che la celava.
“Paura, maghetto? L'ebbrezza della caccia deve esser nuova per te...”
La guardai in tralice, con un mezzo sorrisetto.
“Ti piacerebbe... ho visto i miei bei demoni anch'io, anche se di solito ero io ad evocarli, invece di cercare quelli evocati da altri! Piuttosto, che facciamo ora? Forse sarebbe meglio tornare stanotte, a cercare di stanare quel vampiro, se è ancora qui...”
“Infatti” mi rispose Harlan, ormai ripresosi, mentre tornavamo all'auto. “Ci troviamo un posto dove passare il tempo e cercare informazioni e torniamo stasera, con tutta l'attrezzatura del caso.”

Tornammo al paesello, e prendemmo tempo in una locanda poco fuori dal centro, aspettando l'imbrunire. Ricordo che mi ero portato un paio di testi magici comprati di recente alla fiera, non particolarmente preziosi, ma piuttosto interessanti, e passai quelle poche ore che ci separavano dalla cena a leggere, seduto al bar, mentre cercavo di non sentire Harlan e Kurjak perdersi in un'altra lunghissima discussione di sport. Tesla si era dileguata, per non attirare troppi sguardi con il suo abbigliamento, e fu allora che cominciai a percepire con più chiarezza i pensieri dei paesani nei nostri confronti.
Due ragazzi, un bue alto, bianchiccio, con i capelli rasati e l'aria ottusa ed un ragazzino magro, moro e diffidente, con l'aria malevola ci osservavano e tenevano d'occhio in specifico le mie letture. Le copertine dei libri avevano subito la moda di alcuni editori fanatici che riempivano le copertine di simboli, quasi a voler sottolineare quanto il contenuto fosse magico ed esoterico, anche quando si trattava di banali almanacchi, e questi due libretti, per altro semplici testi di paganesimo e misticismo, erano decorati di sigilli e pentacoli come libri di magia delle favole. Mi misi oziosamente a scrutare nelle menti dei due ragazzi, e quello che vi trovai non mi piacque affatto. Erano parte del gruppetto che aveva celebrato rituali pseudo magici al torrione, con altri tre, e vidi chiaramente il ricordo di un evento spaventoso, l'apparizione di quello che doveva essere il vampiro guardiano della torre, il quale li aveva aggrediti e ne aveva catturati tre. Il duo superstite era stato accusato inizialmente di omicidio, ma visto che i corpi non erano stati ritrovati e c'erano stati avvistamenti dei tre scomparsi nelle città vicine, e dai loro ricordi era palese che si fossero drogati in abbondanza prima del presunto rituale, la polizia aveva ritenuto che i ragazzi fossero solo scappati di casa, e non che fossero stati uccisi. Ma percepivo chiaramente che ne avevano parlato in paese, a tutti, spaventando a morte i paesani, memori delle leggende sulla torre.
I bisbigli che scambiavano non li capivo perfettamente, ma i pensieri che rimbalzavano dalle loro menti erano chiari, ci avevano presi per pseudo satanisti come loro, e la loro ostilità era come un'onda di cattivo odore, per me. Chiusi i miei libri, riponendoli in borsa, e quando tornò Tesla, libera grazie al tramonto del sole dal suo abbigliamento diurno, raccontai sottovoce quello che avevo sentito agli altri.
“Pare interessante... forse potremmo farci raccontare la storia da qualcuno” Propose Kurjak.
“Già... magari il barista ne sa qualcosa?”
Harlan andò ad attaccare bottone al barista, spacciandosi per scrittore ed esperto di folklore in cerca di storie interessanti, ma non ottenne molto, a parte di aumentare gli sguardi diffidenti verso di noi e l'ondata di ostilità che percepivo.
Mangiammo qualcosa e poi ci affrettammo a ritornare alla torre, dopo che i miei due amici ebbero discretamente prelevato le armi dall'auto.
Ci fermammo all'esterno, davanti a quel puerile tentativo di altare blasfemo che quei ragazzetti avevano eretto, cercando tracce, ed estratta la bacchetta mi accinsi a fare esami più approfonditi all'aura magica del luogo. Harlan faceva altrettanto, mentre gli altri due perlustravano le rovine.

sabato 18 settembre 2010

Viaggio a Praga - Crossover con Dampyr

Praga la magica... mi accolse sotto la pioggia scrosciate la prima volta che la vidi, più di cinquant'anni fa. Fu una delle mie prime mete, dopo aver lasciato Londra ed Hogwarts, quando partii per le mie ricerche sulla magia oscura in tutto il mondo. È rinomata per essere uno dei vertici del triangolo di magia bianca, con Lione e Torino, la quale fa capo all'altro triangolo di magia nera, che comprende Londra e San Francisco, ed intendevo visitarle tutte quante. Girai per i vicoletti, sopratutto di notte, armato di rilevatori magici, per trovare le tracce degli antichi maghi e alchimisti che avevano abitato per quelle strade, volevo vedere il luogo ove era stato creato il Golem, e fu una visita estremamente produttiva, conclusa tuttavia in maniera piuttosto imprevista.
Ne venni letteralmente scacciato, da un'entità che non mi sarei mai aspettato di trovare e che non sarei mai stato in gradi di affrontare. Un angelo, Camael, il protettore di Praga, quando cominciai ad effettuare esperimenti che avrebbero alterato l'equilibrio magico della città, si manifestò e mi ingiunse di andarmene con le buone, o ne sarei stato esiliato con le cattive.
Non me lo feci dire due volte, sinceramente. Volai a Lione, dove rimasi ben più a lungo, senza dare troppo nell'occhio, poi mi diressi a Torino, e da lì a San Francisco, per poi proseguire verso altre mete, troppo estese da narrare in questa sede. Pensavo che non avrei mai più messo piede a Praga e non avrei mai incontrato di nuovo Camael, ma mi sbagliavo, come è accaduto sovente, nella mia vita.
Ci tornai dopo il mio secondo ritorno, mentre vagabondavo per il mondo in cerca di un luogo dove stare, pensando che questa volta, se non mi mettevo a far strani incantesimi, non avrei avuto motivo di incappare ancora in Camael, ma lo incontrai di nuovo, in circostanze stranissime.
Ricordo che uscivo da un pub, dove ero andato a cenare, quella sera, e come al solito pioveva. É una città che acquista fascino sotto la pioggia, per cui, malgrado l'acqua e l'ora tarda, mi lasciai vagabondare per il centro, osservando le luci dei lampioni riflettersi sulla Moldava battuta dalla pioggia, senza pensare a nulla, notando a mala pena i rari passanti che cercavano di ripararsi.
Fu lei a notarmi. La vidi venirmi incontro, e quando fummo a poca distanza, mi guardò sbalordita, per chiedermi qualcosa in una lingua slava che non conoscevo. La guardai perplesso, perché sembrava riconoscermi, e le sondai delicatamente la mente per capire chi fosse, e come potesse riconoscermi, visto che da quando avevo ritrovato il mio volto ero tornato anonimo, e quello che vidi nella sua mente bastò a lasciarmi di stucco. Era una vampira. Molto bella, anche se estremamente androgina, con cortissimi capelli biondi, occhi trasparenti e fisico statuario. Misi mano alla mia bacchetta, pronto a difendermi, se si fosse azzardata ad aggredirmi, e dissi, in inglese: “Non capisco quello che dici”.
“Tu non sei Harlan...” fu il suo commento, in un inglese molto fluido, anche se fortemente accentato. “Ma gli assomigli come una goccia d'acqua!”
Mi guardava sbalordita e cercò di girarmi attorno, come se volesse osservarmi con attenzione.
“Davvero?” commentai, asciutto.
“Incredibile... sembrate fratelli! Sei più magro e forse un pelo più basso di lui, ma...” Allungò la mano per toccarmi, e d'istinto gliela afferrai. In un lampo la ragazza percepì la mia reale natura, e mi guardò ancora più stupefatta.
“Un mago? Tu saresti un mago? Ma non è possibile... tu devi incontrare Harlan!” esclamò.
“E chi sarebbe questo Harlan, sentiamo... un vampiro come te?”
Ribattei duramente, estraendo la bacchetta, pronto a combattere.
“Mi spiace ma non ho nessuna intenzione di diventare la vostra cena di stasera!”
La ragazza mi lasciò di stucco, alzando le mani e sorridendo.
“Stai tranquillo, ora che ti ho visto meglio, non ho intenzione di berti, per stasera... ma Harlan non è un mago... è...” esitò “un mio amico. E ti assomiglia come una goccia d'acqua!”
“Non vedo perché dovrei incontrare qualcuno solo perché gli somiglio.” commentai, diffidente. Non era il primo vampiro che incontravo e sapevo benissimo quanto fossero pericolosi, per certi versi più dei licantropi, visti i poteri ipnotici di molti di loro, senza parlare della loro costante sete di sangue. Erano predatori, laddove i licantropi spesso erano solo vittime di una tragica maledizione.
La ragazza incrociò le braccia, inclinando la testa da un lato, quasi stesse studiandomi. Non potei fare a meno di pensare che era bellissima, e se non fosse stata una vampira probabilmente il pensiero di esser stato abbordato per strada in quella maniera mi avrebbe lusingato. Rimase a guardarmi dubbiosa, poi allungò la mano e si presentò.
“Mi chiamo Tesla” mi disse “non sono una vampira come le altre... non hai nulla da temere da me, te l'ho detto. Come ti chiami?”
Esitai... scrutai nei suoi occhi e decisi che potevo provare a fidarmi, per una volta. Rinfoderai la bacchetta ed allungai la mano, schermando la mia mente da eventuali intrusioni.
“Tom” risposi, dandole la mano. Ed allora, quasi avesse deciso lei di mostrarmelo, vidi il volto della persona di cui mi parlava e restai di sasso. Quell'uomo mi somigliava veramente tantissimo. Lei rise quando vide la mia espressione.
“Che ti prende?” chiese.
“Io... credo di aver visto il tuo amico..” mi sfiorai la fronte “stavi pensando a lui e... santo cielo, è vero, siamo quasi identici!”
“Infatti. E credo sia una coincidenza molto significativa che voi due vi somigliate, visto quanto siete entrambi diversi...”
La guardai interrogativo.
“È un mago anche lui?”
“No, non direi... ma è speciale. Credo che valga la pena di fartelo incontrare. Ti fidi di questa vampira abbastanza da venire con me, ora?”
Sospirai, poi feci un sorrisetto.
“Ma sì. Non ho di meglio da fare, stasera... vediamo, fammi conoscere il tuo amico!”

Fece una telefonata, ricordo, e venimmo raggiunti da Harlan Draka in un pub aperto tutta la notte.
Fu una serata stranissima.
Quando mi trovai di fronte Harlan scoppiai a ridere.
“Mio Dio...” esclamai “Ma è vero, sei identico a me!”
L'uomo, più basso di me di pochi centimetri, ma decisamente più muscoloso, mi guardò perplesso, osservandomi attentamente.
“Peste... semmai sei tu che assomigli a me!” Rise a sua volta.
Ci mettemmo a studiarci reciprocamente, cercando somiglianze e differenze, davanti ad uno specchio nel locale. All'epoca avevo i capelli più lunghi di ora, avevamo quasi lo stesso taglio, e quella sera, somma coincidenza, avevamo praticamente la stessa giacca, un pesante giaccone da marinaio color blu notte. Un uomo d'azione ed un topo di biblioteca, ma quasi con la stessa faccia, a parte la sua mascella più quadrata ed il mio naso più prominente. Stessi occhi, stesso sguardo di chi ha visto troppo e non ha piacere a ricordarlo. Nulla da stupirsi che persino Tesla, da lontano mi avesse preso per lui.
Ci stringemmo la mano e prendemmo un paio di birre.
“La tua amica dice che sei speciale...” chiesi, dopo aver brindato all'incontro.
“Anche tu, a quanto mi ha detto” rispose, sorridendomi.
“Già... sono un mago”
“E non un mago qualunque” disse una voce alle mie spalle.
“Caleb!” lo salutò il Dampyr. “Questo è Caleb Lost, un mio caro amico”
“Sì. Ci conosciamo.” risposi asciutto.
“Certo... Lord Voldemort.” Mi si sedette accanto, scrutandomi. “Ma ora so che non ti fai più chiamare così, vero?”
“No, infatti”
“Un momento... Quel Lord Voldemort?” Chiese Tesla, fissandomi con gli occhi spalancati. “Sei leggendario anche tra i vampiri.. ma dovresti esser morto!”
Ricambiai lo sguardo, imbarazzato. Era la prima volta, da quando ero tornato, che qualcuno mi identificava e non sapevo che raccontare. Bevvi un sorso di birra, per prendere tempo.
“Sono io, sì. E per strano che possa sembrare, sono stato riportato in vita. Contro la mia volontà, aggiungerei.”
Per la prima volta dal mio secondo ritorno, mi trovai a raccontare la mia storia, o almeno, il seguito di essa, che nessuno conosceva ancora, senza nascondere nulla, nemmeno i sette omicidi che avevo commesso per fuggire. Sarebbe stato inutile negarli, Camael, o Caleb, come lo conoscevano i suoi amici, avrebbe facilmente potuto leggerli nella mia mente.
Curiosamente non ne furono particolarmente stupiti, e non percepii alcuna condanna dall'angelo. Spiegai che non avevo nessuna intenzione di tornare ad essere quello che ero stato, che mi stavo cercando un altro posto nel mondo, e pensavo sarei stato scacciato nuovamente da Praga, ma Caleb guardò in profondità nella mia anima, trovandovi più speranza di quanto ne avessi io stesso per me.
“Lo vedo” mi disse. “Sento che hai di nuovo un'anima umana, completa, malgrado quello che hai fatto. È da quando sei arrivato a Praga che ti percepisco, e non hai fatto nulla per la quale potessi incappare di nuovo nei miei avvertimenti, anzi, percepisco molto smarrimento in te... Stai cercando qualcosa.”
Annuii, incerto. Non avevo ancora compreso che cosa stavo cercando e mi sentivo perso, senza scopo. La mia sola compagnia era Cletus, e giravo senza meta per l'Europa, alla ricerca di un senso alla mia vita che non sapevo più darmi. Sviai il discorso sulla strana combriccola di un umano, una vampira senza maestro ed un angelo, e mi sentii raccontare una storia anche più strana della mia.
Scoprii allora l'esistenza di una creatura che credevo appartenesse solo alla mitologia, il figlio di un vampiro maestro e di un'umana. Un Dampyr, il solo in grado di uccidere i maestri, grazie al suo sangue. Mancava solo un compagno, al gruppo, e lo avrei conosciuto presto, quando mi proposero di andarli a trovare al Teatro dei Passi Perduti, Emil Kurjak, ex combattente cetnico, conosciuto da Harlan ai tempi in cui stava ancora scoprendo quello che era realmente. Ricordo che risate si fece, la prima volta che vide me ed Harlan insieme, ed anche la sua prolungata diffidenza nei miei confronti, quando seppe la mia storia.
Venni ospitato al Teatro dei Passi Perduti, e vi restai per diverse settimane, ospite di Harlan e dei suoi amici, senza finir coinvolto nella loro caccia ai vampiri ed ai demoni solo per una curiosa coincidenza. Ruppi la bacchetta, nella più stupida delle maniere, lasciandoci cader sopra la mia valigia, e ci volle molto tempo per rimpiazzarla, e fu allora che con Caleb ritrovai l'allenamento e la disciplina per praticare la magia anche senza di essa. Quando tornai in possesso di una bacchetta, mi resi conto che ormai mi era quasi superflua, ed avevo nel frattempo finito con il guadagnarmi la loro amicizia.
Decisi di ripartire dopo sei mesi in loro compagnia, perché mi sentivo scalpitare dall'inquietudine, e non volevo restare in Europa troppo a lungo. Qualcosa di profondo mi chiamava altrove, forse solo la mia irrequietudine e l'incapacità di bastare a me stesso. Senza contare che mi sentivo assurdamente fuori luogo, tra loro, in mezzo a tutto il cameratismo che li vedevo condividere. Tuttavia, restammo in contatto, durante tutti i miei vagabondaggi, e quando aprii la libreria con Richard, ricevetti una lettera molto spiritosa di Harlan, che mi dava il benvenuto nel club dei librai.
Per questa ragione, e non per altro, mi ha invitato di recente a Praga, per un convegno tra librai antiquari, a cui lui stesso, malgrado la sua libreria sia piccolissima e niente meno che una copertura per il suo lavoro reale di Dampyr, avrebbe partecipato. L'occasione era ghiotta, visto che ci sarebbero stati anche diversi contatti e la possibilità di acquistare libri rari, tramite scambi con i colleghi. Non me lo feci ripeter due volte, senza contare che era parecchio che non tornavo più in Europa, e cominciavo a sentir la mancanza del vecchio continente.
Forse, visto quello che accadde, avrei fatto meglio a restarmene a casa.



Segue....