sabato 28 agosto 2010

Un nuovo inizio.

Un giorno, caldo, estivo ma ventoso, tornò a farsi un giro a Lantern Square, il quartiere magico di Nantucket. C'era il mercato, che attirava venditori da tutta la costa del Massachussets, da Boston a Salem, e Tom vagava tra le bancarelle, osservando vagamente interessato la profusione di mercanzia bizzarra che veniva esposta e scambiata. I negozi erano tutti aperti, la gente passava dal mercato alle vetrine, comparando i prezzi, chiacchierando.... Vi erano anche molti turisti magici, arrivati per il week end, attirati dal mercato e dal bel tempo che regnava sull'isola, rendendola più bella che mai. La luce sembrava talmente intensa, colorata leggermente di ottarino, il colore della magia che solo i maghi possono percepire, da rendere tutto più tridimensionale, più reale, in qualche modo... il chiacchiericcio della gente era stranamente sommesso, come se nessuno osasse disturbare la bella giornata facendo chiasso. Il profumo di salsedine ricordava a tutti la vicinanza con il mare, e parecchi banchi vendevano pesce fritto e patatine, riempiendo col profumo di cibo l'atmosfera già satura di odori.

Tom si sedette su una panchina a guardare i passanti, un lieve sorriso sulle labbra, divertito dal gioco intimo di immaginare le storie di ognuno, lasciando le briglie sciolte alla propria telepatia, per verificare se le sue congetture erano azzeccate o meno, quando vide passare il rigattiere, quello da cui aveva comperato il baule che gli aveva riservato tutte quelle sorprese.

Era preoccupato, non guardava dove andava e pareva molto agitato. Si sedette sulla sua stessa panchina, senza quasi notarlo. Tom restò in silenzio, senza turbare il flusso dei pensieri dell'altro, talmente tumultuosi che stava per chiudere la propria mente, per non esserne disturbato, quando lo sentì chiaramente pensare che avrebbe dovuto vendere il proprio negozio, se non trovava qualcuno che lo aiutasse a pagare quelle dannate tasse arretrate. Doveva trovare un modo... forse un socio, qualcuno che fosse interessato a rilevare una parte del negozio, a cui magari lasciare un po' di lavoro, visto che ormai diventava vecchio e non aveva nessuno a cui lasciarlo, di lì a non molto...

Tom si girò a guardare il negoziante. Era anziano, ed effettivamente non doveva aver ancora molti anni di lavoro, davanti. Continuò ad ascoltarne i pensieri... l'uomo stava considerando che pagare quelle tasse avrebbe voluto dire restare sul lastrico, senza la possibilità di tenere il negozio e con nessuna prospettiva di pensione, visto che tutti i suoi risparmi sarebbero finiti in quella maledetta tassa.

“Richard, amico mio...” lo richiamò Tom alla realtà “La vedo preoccupato...”

Aveva passato molto tempo a parlare con il mago, quando lo andava a trovare in negozio, poiché erano entrambi appassionati lettori e collezionisti di libri rari ed antichi, e gli aveva spesso trovato delle rarità estremamente interessanti. Erano diventati amici, in qualche modo, e spesso ormai Tom passava al negozio semplicemente per andarlo a trovare e far due chiacchiere.

L'anziano negoziante sobbalzò, sorpreso.

“Tom!” piegò le labbra in un amaro sorriso che non raggiunse gli occhi. “Perdoni, non l'avevo nemmeno vista...” sospirò, grattandosi i folti capelli bianchi. “È vero.. sono molto preoccupato.”

Gli raccontò succintamente ciò che Tom aveva già letto dalla sua mente, ed il guardiano del faro ascoltò con interesse, annuendo comprensivo. Un'idea, quasi solo un'intuizione cominciava a prender corpo nella sua testa. Nei suoi viaggi aveva recuperato sempre molti tesori, tanti dei quali erano rimasti dove lì aveva lasciati, ben custoditi dai suoi incantesimi, fin dai tempi della sua ascesa al potere. Oggetti magici antichi e moderni di inestimabile valore, gioielli, libri antichi e potenti... insomma, nascosto in giro per il mondo, l'ex Signore Oscuro aveva un cospicuo tesoro a cui aveva raramente attinto, dal suo ritorno, solo per quel poco che gli era stato necessario per viaggiare senza particolari lussi. Era tuttavia in grado di mettere insieme molti soldi, in poco tempo, molto di più della somma di cui aveva bisogno l'anziano rigattiere a dire il vero... ma non era necessario che l'altro lo sapesse. Parlò a lungo con il mago, cercando di rassicurarlo che avrebbe trovato certamente un modo per uscire dai suoi guai.. e che talvolta gli aiuti arrivano dalla fonte più inattesa, e poi tornò al faro, con il cuore più leggero. Un'idea gli cresceva nella mente... ed una speranza gli crebbe nel petto. Macinò pro e contro per qualche giorno, e poi tornò al negozio, una mattina, di lunedì.

“Richard, credo di avere una buona notizia per lei, se la vuol sentire...” esordì sorridendo.

Inventò li per lì di aver dei soldi da parte, circa la metà della somma di cui l'altro aveva bisogno... e si propose come socio.

L'anziano mago accolse la prospettiva con gioia, quasi si commosse, all'idea di aver trovato il modo di risolvere i suoi affanni, sollevato che il possibile socio fosse almeno una persona colta, dotata dei suoi stessi gusti ed interessi. Si accigliò solo all'idea di Tom di organizzare un settore per i libri antichi più ampio di quello di cui disponeva attualmente, ma decise di acconsentire, quando Tom promise che se ne sarebbe occupato personalmente, affiancandolo nella gestione del negozio... il che avrebbe significato dividersi gli stressanti orari di lavoro, che il canuto commerciante cominciava a trovare pesanti e faticosi, ormai. Senza contare che questo avrebbe concesso a Tom di potersi distrarre da se stesso, per occuparsi di quella che poteva considerare un'altra delle sue grandi passioni.. i libri.

L'accordo fu discusso in lunghe serate di chiacchiere, al pub magico di Nantucket, con la supervisione di Jones, il proprietario, che pareva averli adottati entrambi e si prodigava in consigli e suggerimenti. Decisero di allargare il negozio per potervi aggiungere il lato bibliotecario, e Tom si prese una settimana per andare a svuotare uno dei suoi nascondigli dal tesoro che conteneva, prevalentemente gioielli magici, che vendette anonimamente a New York, presso l'asta nel quartiere magico nascosto a Central Park, e riportò non solo i soldi necessari all'investimento, ma anche una cospicua riserva di libri magici ed oggetti antichi per il negozio, sostenendo che facevano parte di un'eredità.

Pochi giorni dopo la ratifica della nuova società, i due maghi chiusero il negozio ed a suon di bacchette si divertirono a rinnovarlo, allargandolo di parecchio per contenere il lato dedicato ai libri antichi, e rinnovando il lato per l'antiquariato. Non ci misero molto ed il locale pareva brillare di luce propria, quando terminarono.

Ora non restava che organizzare l'inaugurazione...

giovedì 26 agosto 2010

Dal diario di Tom - Nera Signora.

Oh Nera Signora... che accogliesti i brandelli della mia anima tormentata per farne di nuovo un'insieme da rappezzare e curare... Madre dei viventi, che accogli coloro che tornano a te dopo i tormenti della vita e li consoli... Divoratrice dei mortali, a cui fui strappato ingiustamente da maghi ignoranti e crudeli.. torna a prendermi. Ti prego, torna a prendermi. Non mi lasciare ancora a lungo in questo crudele tormento... vieni a lenire il mio dolore, portami di nuovo dove tutto questo acquista un senso, dove le mie ferite vengono curate, dove posso scegliere se dissiparmi nel silenzio o provare a ricominciare altrove senza la memoria del dolore inflitto e provato. Levami questo involucro che ormai contiene solo ricordi ed è svuotato di ogni speranza.
Io... mi ricordo dov'ero prima. Per quello non cerco più l'immortalità. So cosa mi attende e non ne ho più paura. Non credete a chi vi parla di paradiso ed inferno, di punizione e premio per i buoni, non è così. Quello che incontrate di là... dovrei essere uno scrittore molto migliore di quello che sono per riuscire a parlarne. Forse dovrei essere un poeta, o un mistico, o un filosofo, ma non sono nessuna di queste cose.
Sono un mago, ed a mala pena un uomo.
Posso solo dire che quello che ho incontrato dall'altra parte sono stato io stesso. Nella mia interezza, mi sono per la prima volta in vita mia guardato completamente, luce e buio, senza illusioni, senza convinzioni, senza altro che uno sguardo imparziale. Ho visto me stesso, completamente, nudo ed integro, per quello che sono stato.
Posso dire che è stato terribile.
Ma non crediate che sia così perchè sono stato un uomo cattivo... e che se siete buoni, vedere voi stessi vi piacerà, perchè non è così. Vedere se stessi in quel modo fa male a chiunque, credetemi, lo so. L'ho visto. Mi è stato spiegato. Perchè vedete, quello è il primo passo per esser guariti. bisogna vedere la propria Ombra. Ognuno di noi ha un'ombra, anche l'uomo più buono.. e per molti che si credono buoni può anche esser più doloroso di quanto lo è stato per me, incontrare la propria Ombra, se si è vissuti a lungo coltivando l'illusione di non averne. Almeno io sapevo che c'era molto di oscuro in me... ci avevo sguazzato, nella mia tenebra, l'avevo lasciata uscire, l'avevo fatta giocare... quello a cui non ero minimamente preparato non era la mia ombra, no... era la mia parte più fragile, il bambino che ero stato. Capirlo, guardarlo e provare compassione per quello che avevo vissuto, questo è stato doloroso.
Ognuno di noi si ferisce, in questa vita, e quello che c'è oltre è guarigione. Un lungo e doloroso processo di guarigione e cura, tanto più lungo e doloroso quante più sono le ferite che ci si porta dalla vita. Serve a guarire.. ed a trovar la voglia di ripartire con un altro giro di giostra. Ma come funziona oltre non lo so. Mi hanno strappato da quel posto e riportato qui che ero a mala pena agli inizi del mio percorso. Ma ci sono guaritori, e compagni di viaggio, oltre, con cui si condivide la cura... e sono i personaggi più strani. Ti vengono ad accogliere, appena varchi la soglia e ti aiutano a rimettere insieme i cocci dopo che hai visto te stesso.
Io sono stato aiutato da Silente... proprio lui, già.
E' venuto da me, come fece una volta in orfanotrofio.
Me lo ricordo come se fosse successo oggi, sapete? Quell'uomo alto, che aveva negli occhi e nel modo di muoversi qualcosa che non avevo mai visto in nessun altro. Ciò che mi disse è stato il ricordo alla base del mio patronus per gran parte della mia adolescenza. Ero un mago.... era la ragione per cui ero diverso da tutti gli altri. E c'era un posto dove quelli come me erano normali. E mi avrebbero accolto tra di loro, come un loro pari.
Non mi importava eccellere, inizialmente, fu solo dopo esserci arrivato che mi resi conto di esser migliore di tutti gli altri. Pian piano mi accorsi di quanto erano estesi i miei poteri, studiando, esercitandomi. Se ne rese conto anche Silente, e lo vidi preoccuparsene, progressivamente. Io esultavo.
Si è detto che lo temessi. Non è vero, non l'ho mai temuto. Sapevo ciò di cui era capace, e quando sono arrivato al suo livello non l'ho mai sfidato direttamente per puro e semplice rispetto. Potete anche non credermi, ma io stimavo quel vecchio mago, anche se si divertiva ad insultarmi chiamandomi con il mio nome babbano. Oh, si, sappiatelo. Era un deliberato insulto e lo faceva apposta. Non era un santo, il vostro Silente. Mi comprese rapidamente, a scuola... sapevo che mi teneva d'occhio, ed io tenevo d'occhio lui. Posso dire che è stato una delle motivazioni per eccellere, il suo sguardo. La vivevo come una sfida, volevo dimostrare a quell'uomo, che faceva tanta mostra della sua dolcezza e bontà, che potevo essere bravo quanto lui malgrado la mia freddezza e sostanziale amoralità.
Era una sfida tra arroganti, e lo eravamo entrambi, per motivi ed in modi diversi.
Silente sapeva perfettamente di essere uno dei più grandi maghi mai esistiti e sapeva benissimo che non era ancora arrivato nessuno in gradi di rivaleggiare con lui, finchè non conobbe me e mi vide evolvere, sotto i suoi occhi. Era impressionato dalle mie capacità. Ci sono sempre stati studenti brillanti a Hogwarts, ma nessuno, a parte lui, come me, nella nostra epoca. Lumacorno mi aveva accolto nel suo Lumaclub, come amava chiamarlo, ma in realtà era proprio con Silente che avevo il rapporto più stretto, anche se ci parlavamo solo stretto indispensabile. Lumacorno era solo un vanesio opportunista, un arrampicatore sociale con pochi meriti, si aggrappava ai ragazzi di talento che incontrava per mantenere il prestigio che il suo potere non bastava a garantirgli. Era possibile sfruttarlo, cosa che Silente non permetteva.
E di nuovo, fu lui a venirmi incontro, quando varcai la Soglia, ad Hogwarts, ucciso dalla mia stessa bacchetta e dalla cecità del mio odio. Eravamo in una specie di atrio nebbioso, che divenne la stazione di King's Cross, man mano che mi abituavo al posto e riuscivo a mettere a fuoco l'ambiente, ma ci vollero quelle che mi parvero ore, perchè ciò accadesse. Al vederlo fui sopraffatto dall'orrore e dalla rabbia.
Urlai, gridai come un ossesso, cercai di usare ancora la mia bacchetta. Lo aggredii a parole, non potendo usare altro. Lui lasciò che vomitassi tutto il mio odio, attese fino a che smisi, stremato.
Fu allora che mi resi conto di esser morto.
Ero integro, mi guardai, mi toccai il viso, come avevo fatto quando Codaliscia aveva ricostruito il mio corpo e lo ritrovai intatto. Naso, capelli, pelle rosea e non più bluastra e scagliosa.
"Ho perso, vero?" chiesi in un bisbiglio.
"Si, Tom, hai perso." mi rispose. E per la prima volta, nel pronunciare il mio nome, non vi colsi alcuno scherno. Lo usò in maniera neutra, solo per darmi un nome.
Mi portai le mani al viso, cercando di trattenere le lacrime... di rabbia, di delusione, di dolore. Sentii un gemito prorompere dal mio petto, mi piegai su me stesso, straziato da un dolore inenarrabile.
"Ho fallito..." mi sentii mormorare, con voce irriconoscibile. "Ho fallito, ho fallito, ho fallito... è stato tutto inutile! Inutile..."
Fui nuovamente preso dalla collera, piansi, gridai, non so per quanto tempo. L'atmosfera attorno a me divenne nera, come la notte, fantasmi mi giravano attorno come Dissennatori, stringendomi in una morsa fredda e divoratrice. Vidi i Dissennatori nella loro forma reale, quella che hanno nell'altro mondo, e compresi che in realtà non esistono... sono nostre proiezioni, sono le nostre paure più grandi, siamo noi a nutrirli. E si nutrirono di me. Mi divorarono, facendomi vedere di nuovo tutta la mia vita, nei suoi momenti più angosciosi. L'orfanotrofio e tutto l'orrore di abbandono e rifiuto di me stesso che ci avevo vissuto, gli anni della ricerca del potere, in cui man mano mi svuotai di umanità, la prima ascesa al potere, quando cominciai io stesso a nutrirmi del terrore che incutevo, al pari di un Dissennatore. La mia prima sconfitta e tutti gli anni ad attendere di poter ritornare, e poi quel breve barlume di illusione che era terminato a Hogwarts. Mi rividi con chiarezza, come se fossi spettatore di me stesso, mi guardai per la prima volta da fuori ed ebbi orrore di me stesso, di quello che avevo scelto di diventare. Vidi le persone che avevo incontrato e per la prima volta in vita mia mi accorsi che qualcuno aveva persino cercato di amarmi, in qualche momento della mia vita. Qualche ragazza, a scuola, qualche amico... i primi che avevo allontanato. Persino Silente, in qualche momento, mi aveva guardato con sincero affetto. Ed io non lo avevo compreso.
Non so quanto tempo passò. Oltre il velo il tempo non esiste, è un concetto che esiste solo di qua. Mi ritrovai nuovamente a King's Cross, sdraiato per terra a braccia aperte, con l'anziano mago seduto sul pavimento accanto a me, e mi guardava paziente. Ero ansimante, il volto bagnato di lacrime.
"Cosa faccio ora? Che cosa mi aspetta?" chiesi con un filo di voce.
"Quello che sceglierai, Tom. Come di là, sei tu a scegliere. Puoi restare qua a guardare quello che sei stato ancora, oppure puoi scegliere di andare oltre, e provare a liberarti del dolore che hai vissuto." mi disse, semplicemente.
Mi girai a guardarlo, perplesso.
"Non ci sono punizioni?" Chiesi. Le suore cattoliche mi avevano riempito la testa dell'idea di punizione, e malgrado per tutta la vita non ci avessi creduto, ora quasi me la aspettavo.
"Se le vuoi, ci sono anche quelle.... ma mi pare che la tua vita terrena ti abbia punito abbastanza, non credi?" Mi disse Silente sorridendo. Ed in quel sorriso riconobbi l'affetto, per la prima volta. "Puoi restare a guardarla, di nuovo e di nuovo, se lo desideri. Questa mi pare già una punizione sufficiente..."
Scossi la testa, debolmente.
"No..." mormorai. "Non ne posso più di me stesso. Ma quali altre scelte posso fare?" Cominciai a tirarmi su, aiutato dal mago. Mi sentivo esausto, eppure non provavo dolore fisico... era come se il mio corpo ci fosse, ma non provavo più nulla. Tutto il dolore che sentivo era emotivo, ed era più intenso di quanto avessi mai sentito in tutta la mia vita. Mi bruciava, mi pesava, mi annichiliva. Mi appoggiai a Silente, come se non fossi in grado di reggermi in piedi, e Silente mi resse senza sforzo, come se non pesassi nulla.
"Questo è solo un punto di passaggio, Tom." mi spiegò. "Questo è il luogo dove lo spirito e la materia si incontrano, è la sfera dell'illuminazione. Qui sei al centro del tuo petto, Tom, puoi scegliere il resto della tua strada. Se tornare subito indietro, e rischiare di fare un altro giro di ruota senza comprendere gli errori fatti oppure provare a proseguire, bruciando ogni cosa e ricominciando in altro modo."
Il luogo in cui eravamo cominciò a trasformarsi. Luci dorate e rosate brillarono in quello che pareva un cielo, mentre una sensazione di calore e di luce cominciò ad invadere il mio cuore e la mia mente. Di fronte a noi vidi un albero, e legato perfettamente in mezzo vi era un uomo, capovolto, a cui un corvo stava beccando via un occhio. Eppure l'uomo rideva, esultante, come se non sentisse dolore. Riconobbi immediatamente quello che vedevo e compresi. Dovevo sacrificare me stesso, quello che ero, dimenticarlo, ed allora avrei potuto ricominciare altrove. Abbandonare me stesso, tutto quello per cui avevo combattuto e creduto. Non fu facile. Per quanti errori avessi commesso, mi era costato tutto quello che avevo, immensi sacrifici, dolori, fatiche... non ero disposto a lasciare andare tutto quello che avevo fatto come se nulla fosse. Ma non volevo assolutamente rivivere di nuovo tutto quel dolore, solo allora comprendevo che era troppo, ingiusto, immeritato, per me e per tutti coloro che mi avevano avvicinato e lo avevano subito.
Fu allora che avvenne.
Il dolore si alleggerì, Silente accanto a me divenne un bambino, sorridente, mi prese per mano, mi guidò accanto all'albero, dove guardai con attenzione il viso dell'uomo legato, riconoscendomici. Ero io, e l'esultanza che il mio volto dimostrava era qualcosa che non avevo mai provato. Provai un desiderio struggente di sentire quell'esultanza, di provare un barlume della gioia che paradossalmente provava l'uomo accecato dal corvo... e sorrisi al bambino, che ora aveva il mio viso. Di fronte a noi si aprì una specie di tunnel, ed una figura femminile cominciò a venirci incontro. Mi parve di riconoscerla, mi era vagamente familiare... stavo per andarle incontro, per scoprire chi era, quando con uno strappo doloroso e fortissimo, fui catapultato nel mio corpo mortale, su un altare, nudo, circondato da maghi che agitavano talismani, pezzi dei miei horcrux e salmodiavano formule arcane e potentissime.
Mi avevano riportato in vita, proprio quando avevo deciso che non volevo rifare gli stessi errori, quando ero pronto per sacrificare il mio ego e andare oltre, verso la guarigione.
Ero di nuovo qua, con tutto me stesso, contro la mia stessa volontà.
Non sarò mai in grado di suicidarmi, lo so... e non andrò mai in cerca di qualcuno che lo faccia per me. Sono troppo dominato dal mio istinto di autoconservazione, per lasciarmi morire o uccidere. Ma questo non toglie che da quando sono tornato la vita mi pesi come un macigno. Purtroppo, anche se sto cercando di viverla in modo diverso da prima, migliore, più consapevole, certe volte non posso fare a meno di sperare che la Nera Signora si sbrighi a venirmi a prendere...

mercoledì 25 agosto 2010

Irrequietudine

Erano settimane che girava per il faro come una bestia in gabbia. Solo certe notti riusciva a dormire serenamente, quando il mare mostrava tutta la sua forza, in tempeste particolarmente irruente. Allora, soltanto, trovava pace, come se il fatto che il cielo mostrasse tanta furia gli desse la quiete che cercava. In qualche modo sentiva di potersi rilassare, quando era il cielo a esibire l'irrequietudine che sentiva dentro.
Quel posto al faro lo aveva voluto per trovar pace, e per certi versi gli era riuscito... dopotutto gli piaceva ancora guardare il mare, la sera, quando il sole tramontava e la notte sembrava ingoiarsi tutto, ma c'era ancora qualcosa che lo tormentava. Si rendeva conto che una situazione così solitaria gli lasciava troppo tempo da passare con se stesso. E non si era abbastanza simpatico, per passare tutto quel tempo in propria compagnia.
Guardava il proprio baule da viaggio con intenso desiderio, certi giorni... aveva voglia di fare i bagagli e ripartire, ricominciare da capo altrove, azzerare di nuovo tutto e vedere cosa sarebbe saltato fuori da un'altra parte... un suo conoscente, un licantropo di nome Derek era partito per un lungo viaggio in moto, in quei giorni, solitario, alla ricerca di se stesso, e lo aveva solleticato l'idea di far la stessa cosa, per un po'. Poi gli passava davanti Cletus, impegnato a risolvere i guai che il piccolo Ken, uno dei due fantasmi che aveva incontrato al faro, particolarmente dispettoso, organizzava a loro discapito... e sorridendo accantonava l'idea. Si era affezionato, a quella stramba situazione, era una specie di buffa famiglia, quella che si era costruito... persino il Capitano Stewartson gli sarebbe mancato, anche se si faceva vedere solo quando c'erano guai alla lampada. Senza contare l'accoglienza benevola dei maghi di Nantucket. Lo avevano accolto senza troppe domande, accontentandosi della storia che aveva raccontato, di esser una specie di apolide, senza patria, senza famiglia, in giro per il mondo solo per trovare un posto dove stare... ed alla fine lo aveva trovato, doveva ammetterlo con se stesso.
Ma qualcosa gli si agitava ancora dentro. Non sapeva trovar pace in se stesso, se ne rendeva perfettamente conto. I suoi fantasmi personali erano tornati a tormentarlo, alcuni li aveva superati, come quando aveva incontrato di nuovo Potter o addirittura Fenrir Greyback, anche lui esule dall'altra parte del pianeta per fuggire al loro passato sanguinoso. Eppure...
La compagnia femminile non gli mancava, era persino riuscito ad innamorarsi, anche se non si era ancora dichiarato alla bella strega con cui usciva ultimamente, Nena, malgrado fosse ben lontano dall'aver capito esattamente cosa fosse l'amore. Ma non erano tormenti di natura sentimentale a farlo sentire così irrequieto.
No.
Uno scopo. Qualcosa da fare che non fosse solo accendere e spegnere quel dannato faro. Qualcosa che avesse a che fare con il solo percorso che non aveva mai abbandonato.
La Magia, l'Arte.
Non era più ricerca di potere, certo. Diamine, da quando era tornato in vita per la seconda volta, si era reso conto di esser diventato persino più potente di prima, come se la sua anima reintegrata avesse posseduto poteri che i brandelli che gli erano rimasti in precedenza non riuscivano a contenere. Ora gran parte della magia più elementare poteva attuarla senza nemmeno la bacchetta, addirittura i suoi poteri di telepatia e telecinesi si erano ampliati al punto che aveva dovuto rafforzare le proprie schermature mentali, per evitare che interferissero con la sua quotidianità, altrimenti rischiava di portarsi gli oggetti alle mani in qualunque momento semplicemente guardandoli intensamente, o di leggere le menti delle persone che incontrava senza sforzo, con un semplice sguardo più profondo. La disciplina che praticava in gioventù per allenarsi era tornata ad essere pratica quotidiana, meditava, faceva esercizi di rilassamento, di concentrazione... insomma, stava ricominciando a sentirsi di nuovo un mago in piena attività, cosa che aveva trascurato per molto tempo. Ma non era in cerca di altro potere, non avrebbe saputo che farsene, ora come ora. Aveva cercato di fuggire da se stesso in tutto il mondo, ed era quello che aveva finito con il ritrovare, nella quiete del faro.
Se stesso, quello che era, un mago.
Ciò nonostante, non era ancora in pace. 




segue.....