domenica 15 luglio 2012

Diario di Tom 1947, segue.

Carpazi, Castel Dracula, 12 novembre.

Sono ancora ospite del Conte. La sua infinita biblioteca mi ha tenuto inchiodato qua. La storia del Conte è nota in Inghilterra, anche se dai babbani è creduta soltanto un mito, visto che è stata narrata da un romanziere. Ma non è finita come costui ha raccontato. Ho visto io stesso le tombe degli Inglesi che lo hanno inseguito fin qua, ed anche se apparentemente lo hanno cacciato in realtà egli mi ha raccontato la verità. È tornato perché aveva trovato quello che cercava, una donna... che sciocchezza. Ha ucciso tre dei suoi inseguitori, vampirizzato il cacciatore più temibile e la moglie di uno di essi, che ancora vive qua. Mina, si chiama, e spesso ci ho parlato, nelle lunghe notti di studio. Era una babbana, dotata di singolare cultura e sensibilità, oltre che di grane bellezza. Ha capelli neri, pelle diafana, un ovale perfetto e delicato e grandi occhi viola. Si è presentata lei stessa, quando ha saputo che a Castel Dracula era arrivato un mago ed un uomo di grande cultura. Si è molto stupita della mia giovane età, ma ha presto capito che il mio potere non è vincolato dai miei pochi anni. Tuttavia è stata sempre gentile, con me. Ha voluto che le raccontassi di Londra ed è stata molto turbata dalle storie dei bombardamenti e delle persone uccise per le strade. Ha detto che è dal 1910 che non torna nel Regno Unito, e la sua reazione emotiva e turbata a tutte le morti che le raccontavo mi ha lasciato perplesso. Credevo, avendo parlato per primo con il Conte, che i vampiri si ergessero al di sopra dei mortali e dei babbani, ma evidentemente lei ha conservato la debolezza del suo sesso e della sua passata mortalità. Mi guarda costernata quando le spiego che i babbani meritano la fine che hanno fatto, che le guerre in cui si sono massacrati sono semplicemente la dimostrazione della loro inferiorità e che uomini come me ed il Conte siamo destinati a comandarli e guidarli, per la loro sicurezza, per un ordine superiore delle cose. Da allora si è fatta vedere molto meno, ciò nonostante si è comunque offerta di aiutarmi a trovare i diari di Nathaniel Gaunt, persi nella biblioteca del Conte. Li ha lasciati qua perché lui, Abraxas Malfoy, cugino del Phineas che è stato preside della scuola, e Altair Black stavano girando l'Europa, in cerca di magia arcana e oscura e non volevano portarsi troppi pesi. Per qualche ragione sconosciuta non sono tornati a prenderli... sono su un sentiero già tracciato da altri, mi rendo conto. Ma nessuno lo ha mai esplorato profondamente come me. Senza contare che io andrò molto oltre quei tre antichi maghi.. io sono destinato ad una grandezza che loro nemmeno immaginano.

23 novembre.
Ogni tanto il mio anfitrione si allontana dal castello per giorni, poi torna... ed ogni volta il suo aspetto è leggermente diverso. Se non fossi in grado di leggerne l'aura magica potrei persino credere si tratti di persone diverse, ma la sua traccia magica è inconfondibile. Mi sta studiando, me ne accorgo. Passiamo lunghe notti a parlare, mi ha raccontato molto della magia di queste terre e mi ha dato dimostrazioni e spiegazioni. Mi sta insegnando molto e mi ha persino proposto di divenire vampiro, visto che sono in cerca dell'immortalità. Non sono tanto pazzo da voler diventare un suo schiavo, vista la sudditanza che poi mi legherebbe a lui, no grazie... preferisco mantenere la mia vita e cercare altre strade per l'immortalità. La vita vampirica è troppo vincolata alla sete di sangue, alla necessità di limitare la propria esistenza alla notte, almeno finché non si diventa abbastanza potenti da poter sopportare la luce del giorno nelle ore dell'alba e del crepuscolo. Ma è pericolosa, in ogni caso, sempre di più ora che si confronta con una modernità scevra delle paure e delle superstizioni di un tempo, quando la paura bastava a tenere a bada i babbani. Ora si sono fatti arroganti, le loro conoscenze scientifiche li hanno riempiti della sicurezza di poter conoscere tutto. Sciocchi. Stolti! La magia è la spiegazione più ampia, più completa, più perfetta. Ed è riservata a pochi, a coloro che non temono il potere e sanno avere il coraggio di cercarlo. Le quattro colonne ed il loro significato echeggiano nella mia anima da quando ne ho imparato il senso: Sapere, Osare, Volere, Tacere... per quanto stia imparando da Dracula, mi guardo bene dal condividere pienamente con lui i miei progetti. Il mio piano è a lungo termine, e tanto deve essere fatto, prima che io lo sveli a chicchessia.

06 dicembre.
Il tempo sta mostrando il suo lato peggiore... nevica, le strade sono impraticabili, da queste parti. E non conosco ancora i quartieri magici in cui mi appresto ad avventurarmi per potermi materializzare senza prima studiarli da lontano. Preferisco attendere il disgelo, anche se sarà una lunga attesa. Ne approfitto intanto per esplorare l'enorme biblioteca del castello. Miss Mina mi accompagna ancora in queste letture. Non li ho mai visti insieme, lei ed il conte, anche se è per lei che egli è andato a Londra. Lei spesso ha l'aria triste, guarda fuori nella notte e sospira. Talvolta  mi guarda, come se volesse chiedermi qualcosa ma non osasse... purtroppo la schermatura del conte su di lei è talmente forte che non sono riuscito a leggerle la mente, ma attendo. Vedo che ha bisogno di parlare, e so che lo farà, se saprò conquistarne la fiducia. E sono particolarmente bravo a conquistare la fiducia della gente.... il mio aspetto giovane e gradevole inganna, e la tenebra del mio essere resta celata alla vista.

31 dicembre.
A Natale è venuta a parlarmi, infine. Le manca la sua famiglia, e mi ha chiesto della mia. Ho riso, e le ho raccontato di essere un orfano, che la mia unica famiglia è stata la comunità magica che mi ha accolto a Hogwarts. Quanto si è commossa... è stato allora che mi ha aperto il suo cuore e infine mi ha raccontato qualcosa che valeva decisamente l'attesa. Ci sono passaggi segreti, portali magici attivati da secoli, nel castello, che conducono a Bucarest, nel quartiere magico, di cui il conte non mi aveva parlato. Lei pensa che abbia dei progetti su di me che non ha ancora svelato, e teme per la mia incolumità. Fossi in lei, sarei preoccupata per quella del conte. Posso sembrare giovane e inesperto, ma non ho paura di affrontare un vampiro millenario, io che ho risvegliato il Basilisco e l'ho domato, piegandolo ai miei voleri... ho deciso, a breve me ne andrò. Ho quasi appreso tutto quello che mi serve dalla biblioteca del conte e sono pronto per continuare la mia ricerca.
Oh, è vero... oggi è un altro anniversario. Lei, che non sapeva chi avrebbe messo al mondo, è morta 21 anni fa.

martedì 10 luglio 2012

JJ

Ci sono tanti fantasmi su quest'isola. Molti semplicemente non li noto più, tanto sono chiusi nel loro incubo. Con altro ci ho fatto amicizia, al punto che ci salutiamo quando li incrocio, e qualcuno sono persino riuscito a farlo passare oltre, curiosamente.
Ma uno mi ha sempre lasciato perplesso. Un bambino biondo, con un corto cappotto azzurro, le scarpine di pelle bordeaux, che si aggirava tra Nantucket e Martha's Vineyard, Falmouth e New Bedford.... Mi capitava di vederlo, tutte le volte che pioveva, o che il cielo virava a tempestoso. La cosa terribile è che chiamava disperatamente il padre, con lunghe grida strazianti. Non sono mai riuscito a parlarci, spariva ogni volta che provavo ad avvicinarmi.
Ci ho messo un bel po' a riconoscerlo... e l'ho fatto quando l'ho visto portarsi la destra alla fronte, apparentemente per ripararsi dal sole. Ma è rimasto così impettito per un po', ed alla fine un'immagine identica è riemersa dalle nebbie della mia memoria. Non ho mai fatto caso alla storia ed alle vicende babbane, ma ovviamente la morte di JFK ha avuto ampio risalto anche tra i maghi, senza contare che ero di passaggio negli Usa a quel tempo, a reclutare mangiamorte. E quel bambino ha letteralmente commosso tutta una nazione: John John, lo chiamavano. Durante i funerali ufficiali del padre fece un passo avanti, lasciando la madre piangente alle sue spalle, e salutò il padre, minuscolo, impettito, silenzioso. Troppo piccolo per avere l'esatta percezione dell'avvenimento, istruito forse a non piangere, ma più probabilmente incapace di comprendere che cosa aveva perso, chi stava effettivamente salutando. John Kennedy Jr è sparito al largo di Martha's Vineyard, il 16 luglio 1999, con il piccolo aereo da turismo su cui stava viaggiando, in compagnia della moglie e della cognata. I resti dell'aereo non sono mai stati trovati, e l'America ha perso un altro Kennedy.
Ma è stato quando l'ho riconosciuto che sono riuscito anche a parlargli. L'ho chiamato, e mi ha guardato finalmente. Mi ha chiesto se avevo visto suo padre, e mentre gli rispondevo il suo aspetto è cambiato, diventando quella di un uomo adulto, identico al 39enne che era quando è morto. Era fradicio d'acqua e ferito alla testa, inizialmente, poi il suo aspetto è diventato “normale”. Era vestito di nero, con una giacca leggera, una polo ed un paio di jeans. E mi ha chiesto di nuovo di suo padre, perché era convinto che fosse lì ad aspettarlo. Diceva che sua moglie e sua cognata erano entrate nella luce, ma lui non poteva, perché non c'era suo padre, ad aspettarlo. E lui doveva assolutamente trovarlo. Gli dissi che non sapevo come aiutarlo, ma ero il solo che era riuscito a contattare, e cominciò a perseguitarmi. Appariva al faro, o in negozio, a tutte le ore, molestando i clienti magici, arrabbiandosi, parlando in continuazione. Bisogna dargliene atto, aveva ereditato le grandi capacità dialettiche del padre. Sarebbe stato un trascinatore di folle, se avesse potuto farlo.
Alla fine cedetti. Volevo riguadagnare la mia tranquillità, è vero, ma ero anche curioso di capire come andava a finire questa storia. Se davvero JFK era ancora in giro per l'America, sotto forma di fantasma. John John diceva che voleva trovarlo, portarlo con se nella luce. Non sarebbe mai passato senza di lui, ma non riusciva a trovarlo da nessuna parte.
Con Richard, quando gli raccontai la storia, provammo a fare la cosa più semplice... un'evocazione, ma non si fece vedere nessuno di interessante. Conoscemmo un sacco di vecchi marinai sperduti, ma non l'ex presidente. Lasciai allora il negozio nelle mani del mio socio e il faro in quelle di Cletus e mi decisi a fare un giro nei due posti più ovvi, la Casa Bianca e Dallas. A Washington incontrai a dire il vero Abramo Lincoln, sorvegliare con sguardo sereno la città, sorridente, maestoso. Ci intrattenemmo a chiacchierare, e ne ammirai le incredibili doti di narratore e conversatore che lo avevano reso tanto amato e popolare in vita, ma non seppe dirmi nulla del suo successore.
A Dallas ebbi la strana fortuna di capitarci a novembre, cercando di contattare il presidente e attendendo la data fatidica in Delaney Plaza ebbi modo di rivedere una sorta di registrazione spiritica dell'accaduto. Cosa che mi permise chiaramente di comprendere da chi e da dove erano arrivati i colpi che avevano ucciso Kennedy e ferito il governatore Connally. Sì. So la verità. Ma no, non ho intenzione di dirvi se è stato davvero Lee Harvey Oswald o meno.
Ma del presidente nessuna traccia. Feci ricerche con un paio di accurati rivelatori ectoplasmatici, arrivati freschi freschi dal quartiere magico di Washington, ma nulla. Non era nemmeno là.
Mi diressi allora alla casa paterna di Kennedy, visto che era in Massachussetts, ma nemmeno là trovai sue tracce. Allora andai al cimitero, pur sapendo che praticamente mai gli spiriti frequentano i cimiteri, preferendo i luoghi in cui avevano vissuto. E fu sulla tomba, guardando la lapide che mi venne l'idea.
Tornai al faro... Dalla costa est, dall'altra parte del faro, si vede Martha's Vineyard, dove la famiglia Kennedy passava tutte le estati. A Hyannis Port, sulla costa, aveva una casa Ted Kennedy. Ed un'altra casa l'avevano a Cape Cod. Tutto nei dintorni. Non poteva essere altrove, era da quelle parti.
Chiamai il fantasma di John John, che mi aveva accompagnato nella lunga ricerca. Ed insieme andammo in una piccola spiaggia, poco lontano dalla casa dei Kennedy, dove lui ed il padre ogni tanto andavano a nuotare. Là, su una roccia, finalmente vidi una vaga ombra chiara. Sedeva eretto, sbiadito al punto da essere quasi invisibile persino a me. Fissava il mare, immobile. Era vestito come il giorno della sua morte, la testa squarciata dall'orribile ferita che lo aveva ucciso. Non mi vedeva, non mi sentiva, e non sentiva il figlio, tornato bambino, che lo chiamava.
Le provai tutte, e detto da me non è poco. Ma il fantasma sembrava poco più di una foto ectoplasmatica, Alla fine compresi. Non era lui, non era lì. C'era solo un ricordo, mantenuto da un altro spirito, che scelse allora per manifestarsi. Alto, anziano, con gli occhiali ed un vago sorriso in volto. Si manifestò lentamente, prima solo come una nebbia, poi divenne sempre più materiale. Mi salutò con un cenno, e finalmente rivolse lo sguardo verso il nipote, che lo fissava immobile, troppo sconvolto per poter parlare.
“Nonno... “ mormorò infine il rampollo perduto della famiglia.
“Ti ho atteso tanto a lungo, ragazzo mio... avrei voluto che ci fosse anche tuo padre, ma lui è già andato oltre. È venuta tua madre a prenderlo. Ma qualcuno doveva tornare indietro per te.”

Non ebbi bisogno di far altro. Joseph P. Kennedy indicò qualcosa, oltre la roccia dove l'immagine del presidente era sparito, e lentamente svanirono anche loro.

Per un curioso caso, circa tre settimane dopo, tra le cose acquistate ad un'asta per antiquari e rigattieri a Newport, tra tutto il ciarpame babbano che comprai per riuscire a mettere le mani su un baule magico antico, trovai anche una cosa appartenuta ai Kennedy. Un paio di bottiglie del whiskey che aveva reso ricca la famiglia all'epoca del proibizionismo. Aveva un paio di segni di riconoscimento poco noti sull'etichetta, ma che avevo visto addosso al vecchio Joe, sotto forma di anello, quando era venuto a prendere il nipote. Sono sicuro: è il suo modo di ringraziare per aver portato a casa il nipote...

lunedì 9 luglio 2012

Dal diario di Tom Riddle, 1947

Praga, 25 settembre 1947.
 Ho attraversato l'Europa, per giungere qua, in meno di una settimana... La guerra babbana ha lasciato indelebili tracce ovunque, tutto è semidistrutto, grandi città sono solo cumuli di macerie. La follia umana ha divampato, pare che un babbano volesse distruggere parte della popolazione perché la giudicava inferiore. Sciocco. Tutti loro sono inferiori, tutti vanno sterminati, senza distinzioni di sorta.
Sono passate un paio di settimane da quando ho ucciso Hepzibah Smith, ed ancora nessuno mi ha scoperto. Sto inseguendo le tracce dei fondatori, in giro per l'Europa... ed anche quelle dei Gaunt. Ce ne sono più di quanto immaginassi. Purtroppo devo scappare da questa città, ha un protettore che non sono in grado di contrastare. Non per il momento, almeno. Ma tornerò per affrontarlo, sono sicuro. Proseguo il mio viaggio, verso est.

Budapest, 07 ottobre
Troppi babbani. Scarse tracce di maghi, tuttavia ho trovato tracce di presenza vampirica... molto antica e interessante. Pare che ci siano famiglie di vampiri, con dimore antiche e ben nascoste. Chissà, potrebbero essermi utili. Forse possono avere testi antichi... non sono sicuro di voler avere a che fare con questi sudici esseri inferiori, ma non posso permettermi ancora di essere schizzinoso. Ho bisogno di saperne di più. In una vecchia libreria ho trovato un libro appartenuto ad un Gaunt. Niente altro che un testo di erbologia con il simbolo del serpente, ma vuol dire che qualcuno dei miei antenati si è spinto fin qua e questo è già qualcosa. Sul risguardo c'era una piccola indicazione: un nome, J. Harker, ed un indirizzo in Transilvania. Voglio seguire questa traccia, per quanto labile.

Carpazi, 18 ottobre.
Non so il nome di questo perduto paesino... so solo che ci sono arrivato di notte, ed è sovrastato da un castello altissimo, da cui tutti rifuggono. Sento la presenza dei vampiri, come un fetore arcano. I boschi riluccicano di ottarino, la magia permea questi boschi come una pennellata di colore incandescente. Sono bellissimi, quasi compiango i babbani che non possono vederlo. Ma questi spettacoli sono solo per gli eletti, non per questi esseri inferiori. Domani intendo andare al castello, anche se questi bifolchi ignoranti non vogliono che ci vada. Dicono che anche i tedeschi hanno cercato di entrarvi ma sono stati respinti da una forza antica. Hanno cercato di cannoneggiare il castello, ma durante la notte la guarnigione è stata sterminata selvaggiamente, e dopo aver ucciso metà della popolazione maschile come rappresaglia se ne sono andati per non tornare mai più. Lassù c'è qualcosa che non teme le bombe babbane.. qualcosa che ha poteri più antichi ed arcani. Ed è di quel qualcosa che vado in cerca.

Carpazi,  1 novembre.
Non è un caso che solo oggi sia riuscito a rimetter mano al mio diario... sono riuscito a farmi accogliere al castello, e ora sono ospite del suo antico castellano. E non dico antico per caso. È un vecchietto ricurvo, il volto deturpato di cicatrici e rughe profondissime, all'apparenza... curvo, magro, con le mani coperte di peli, sopratutto sul palmo, i lunghi capelli candidi avvolti sulla nuca. Veste di nero perpetuamente e non lo vedo mai di giorno. Sono troppo scaltro per non aver capito immediatamente che è un vampiro, e lui è altrettanto scaltro da capire di aver di fronte un mago.
Sono giunto di sera, e l'uomo mi ha aperto solo dopo un lungo tempo. Ho sentito i suoi occhi osservarmi a lungo, dall'alto di una torre, ma quando ho individuato il suo punto di osservazione ho immediatamente visto il portale aprirsi. Dice che quelli della mia stirpe sono già stati al suo castello, ma che non ne vedeva più da tempo... parla inglese con un curioso accento e con termini arcaici, come se lo avesse imparato tanto tempo fa e non lo abbia più allenato. Mi ha accolto con diffidenza e mi ha mandato contro un paio di serpenti, sicuro di spaventarmi... li ho fermati con un paio di parole, e questi mi si sono arrampicati addosso, docili come cagnolini. Mi ha finalmente dato accesso alla sua sala da pranzo, e lui stesso mi ha servito da mangiare. Quando mi sono presentato non ho usato il nome di mio padre.. gli ho detto che sono un Gaunt, e dopo avermi guardato a lungo ha cominciato a ridere. Non ci è voluto molto perché mi raccontasse di aver conosciuto un mio antenato. E quando ha capito chi sono e come la penso, allora.. mi ha aperto la sua biblioteca. Da allora è scomparso, mi ha detto che posso aggirarmi nel castello senza temere le sue... spose. Le ho incontrate, un paio di volte, quando mi lasciano da mangiare prima dell'alba. Non ho scambiato parole, non voglio distrazioni, e queste bellissime donne possono esserlo fin troppo.
Ma ora ho trovato quello che cercavo. Un diario di viaggio di Nathaniel Gaunt, datato 1850. Descrive il suo percorso da Londra a qua, e curiosamente cita il mio stesso problema a Praga.. quel custode angelico è un piantagrane, evidentemente. Ma ora ho le idee più chiare su come proseguire...
più tardi, lo stesso giorno.
Il mio anfitrione è tornato, ringiovanito. Sembra un attore e dice di farsi chiamare con molti nomi, ma che contengono sempre lo stesso nome.. Vlad, tradotto in tutte le lingue. Ha detto che la mia causa lo interessa, e che se mai dovessi aver bisogno, passerà la voce tra i vampiri che sono in viaggio. Forse mi sono guadagnato un nuovo alleato? In ogni caso non mi interessa. Sono sottospecie, tutti quanti: vampiri, licantropi, elfi, fate, centauri... dovranno tutti piegarsi di fronte alla superiorità dei maghi. Quando il mio nome sarà noto a tutti, si piegheranno al mio volere.
Io sono Lord Voldemort. E questo nome farà tremare l'Europa intera, al mio ritorno.
Ora... sono pronto a proseguire il mio viaggio, finalmente.

martedì 3 luglio 2012

‎*prende la bottiglia di firewiskey e torna al faro. A volte i fantasmi che gli abitano l'anima diventano invadenti, insopportabili. Il solo modo di azzittirli è metterli a confronto con qualcosa di immensamente più grande, più potente... e schiacciarli sotto il velo di qualcosa di robusto, come l'alcool. il vento fresco lo tiene più lucido del necessario ed abbonda nella dose, per azzittire tutte le voci, fottendosene dei postumi che lo accoglieranno domattina. Questa sera ha bisogno di oblio, più potente del dolore che domani lo accoglierà. Resta a guardare il mare, lasciando che l'aria fresca lo avvolga, gli riempia la pelle di brividi. Assapora i brividi, memore di quando era il corpo di una donna a trasmetterglieli... per l'ennesima volta fa i conti con la propria solitudine, cercata certo, ma non per questo meno pesante.
Ancora un sorso...
infine la pace. Se la sua situazione attuale è frutto delle sue scelte, non ha diritto di lamentarsi. Alla fine, visto il suo passato, tutto sommato forse gli sta pure andando meglio che mai.*
vaffanculo o buonanotte, scegliete.
per me. vaffanculo a tutti,

giovedì 10 maggio 2012

un uomo solitario




Ogni tanto temo che lo sarò per tutta la vita. Lo sono stato per larga parte della mia esistenza, incapace di mescolarmi con gli altri, fin troppo consapevole di quello che ero per potermi mescolare con gli altri.
Da quando sono tornato ci ho provato. Davvero, seriamente.
È servito solo a spezzarmi il cuore. Più di quanto avessi fatto da solo con la mia anima, quando costruivo Horcrux. Cercavo il potere dell'amore, ed ho scoperto che fa soffrire meglio degli anatemi senza perdono che usavo sui miei nemici.
Ora penso che sto scappando non solo dal mio passato... ma anche dal mio futuro. Il mio presente, fatto di questa consuetudine monacale tra il faro e la libreria mi sta dando un luogo dove stare. Ed ho paura di mettere di nuovo in gioco il mio cuore, con una donna che non sappia chi sono, cosa sono stato, che potrebbe amarmi ed odiarmi, insieme, appena capisse chi sono.
Se per caso ci fosse, da qualche parte, la donna capace di amarmi, non andrò a cercarla, dovrà farlo lei.
Nel frattempo sarò ciò che sono. Un uomo solitario.


mercoledì 9 maggio 2012

Le streghe moderne lo chiamano libro delle ombre, io l'ho sempre chiamato grimorio. Il diario del mago, il libro dentro cui racconta le sue ricerche, la sua storia, il suo percorso nell'arte.
Con gli anni che ho e la quantità di ricerche che ho fatto, ho riempito intere librerie con i miei grimori. Ci sono maghi che darebbero qualsiasi cosa per leggerli, malgrado io sia stato sconfitto e i miei seguaci puniti o dispersi. Gli Auror del ministero della magia non hanno trovato che un decimo delle mie ricerche. Giusto quelle che non ritenevo opportuno dover celare. Le altre... sono sempre state al sicuro, in luoghi che solo io posso raggiungere. Difesi ancora meglio dei mie horcrux, ve lo posso garantire.
Ma ora... i miei grimori, quelli che ho scritto dal mio ritorno a oggi, sono semplicemente sparsi per casa, i più vecchi radunati su uno scaffale sopra la mia scrivania e quello in corso posato direttamente su di essa, aperto.
Non ho più segreti così terribili da dover nascondere quello che scrivo. Mi correggo... non scrivo più nei miei grimori tutti i terribili segreti che mi custodisco ancora in cuore.
Forse sbaglio: scrivere è salvifico, curativo... ma credo che la più lieve delle mie parole brucerebbe la carta su cui la scrivo.
Per questo i miei grimori ora sono leggibili... in realtà non contengono di me che quello che è visibile di un iceberg vagante nel mare.

mercoledì 18 aprile 2012

L'aria è di nuovo fredda, malgrado la stagione.... il vento soffia da est, mandando le onde ad aggrapparsi sugli scogli sotto il faro, voraci. Di fronte a me l'Oceano si alza in burrasca, freddo, furioso. Un cielo tormentato si trasforma in continuazione, senza lasciar capire che cosa promette per il giorno dopo. La sola luce visibile è quella del faro, che spazza ritmicamente la superficie liquida, raccogliendo scintille ad ogni passaggio.
Guardo fuori, il cuore e la mente divorati da un silenzio immemore. Sono freddo, vuoto, stasera. Da qualche tempo a questa parte mi sento anestetizzato, come se questo tempo fosse stato in grado di portarsi via i miei pensieri, i miei tormenti.
Non so dire se questo mi piace. Non so dire nulla, di ciò che è affogato in profondità dentro di me. Navigo su una superficie che è calma come l'acqua di un lago sotterraneo, se qualche corrente lo scuote, ciò accade molto in profondità.
Ma per quanto sia quieta, quest'acqua è celata nelle tenebre, nessuna luce è ancora scesa a rischiarare quest'anima. Il faro in cui abito ha il potere di spazzare via la notte, ma dentro di me non si è ancora acceso nulla. La tenebra domina su tutto.
Non guardatemi negli occhi, stasera.. se rivolgessi il mio sguardo su di voi potreste vedere solo il vostro riflesso, deformato dal buio che mi porto dentro.

Potreste non riuscire a sopportare quello che vi farei vedere di voi stessi.

martedì 20 marzo 2012

Tramonta.
Il cielo davanti a me è immenso, percorso da nubi enormi, gigantesche. La luce è fredda, tagliente, riempie il cielo di una sorta di limpidezza crudele. Tutto è più preciso, definito, reale.
Mi guardo attorno, assaporando la luce, aspirando il profumo del mare, il vento che mi carezza, non esattamente gentile. L'aria ancora fredda porta fino a me i richiami dei gabbiani in caccia di pesce, al porto. Il silenzio del tramonto è interrotto solo dal rumore delle onde, da qualche lontano richiamo di pescatore. In primavera, prima che quest'isola si riempia di turisti, io mi ricordo perché ho scelto di trasferirmici.
Il panorama qua ti rimpicciolisce, stringe la tua prospettiva interiore in un orizzonte più contenuto, realistico. Vedi il tempo passarti sopra, consumarti, stropicciarti, ti senti un po' strinato... e contemporaneamente ti confronti con qualcosa che ti vede solo ed esclusivamente come una piccola, transitoria parte del tutto. Ed allora, forse, tutti i tuoi pensieri e dolori non sono che un barbaglio di luce nel nulla.

giovedì 1 marzo 2012


Cerco di non guardare mai nel mio passato.. ho vecchie foto che mi hanno fatto raramente, da giovane, che non guardo spesso. Contengono brutti ricordi, ma non tutte, lo confesso.
In questa ero giovane.. quasi innocente. La mia anima era ancora divisa in poche parti, ed ero in Russia... oltre la cortina di ferro, come la chiamavano allora. Non era difficile farmi passare per un russo, con la faccia ed i colori che ho. Ero in un posto sperduto, vicino al confine con la Cina, in cerca di un talismano potentissimo e molto prezioso, in grado di piegare al mio volere demoni di livello superiore.. che trovai, non senza fatica, ma questa è un'altra storia.
Fatto è che finii in questo paesino, mi presi un'influenza spaventosa e fui costretto a restare a letto per due settimane, in attesa di guarire.
Quando alla fine mi rimisi, avevo fatto amicizia, mio malgrado, con tutti gli abitanti del paesino, per i quali ero il matto inglese che sbraitava e starnutiva. In compenso avevo fatto amicizia con il locandiere, la moglie, che sedussi senza problemi, la quale mi scattò questa foto, giusto il giorno prima che partissi. Se la tenne, e la ritrovai solo dopo la mia sconfitta ad Hogwarts, viaggiando con Cletus negli stessi luoghi. Dovetti sostenere si trattasse di mio padre, ed il ragazzo che me la vendette.. bè, mi somigliava stranamente.. e in paese si sussurrava sapesse parlare ai serpenti.

lunedì 20 febbraio 2012

La mia vita si è adagiata nel silenzio... ma non è sempre stato così. C'è stato un tempo in cui non sapevo nemmeno cosa volesse dire dormire due notti di fila sotto lo stesso tetto. Un tempo in cui la brama di potere e di conoscenza si divorava tutte le mie capacità, tutta la mia volontà, tutto quello che ero e sentivo era proiettato dentro la ricerca, il desiderio, la brama accecante di potere e di controllo. Un tempo in cui in alcun luogo, con alcuna persona riuscivo a trovare pace, a sentirmi appagato.
Ora... mi sono abituato al silenzio, alla solitudine della mia casa. Al fatto di avere un posto dove tornare, qualcuno che mi attende. Al punto da non riuscire quasi a riconoscermi, quando mi guardo proiettato nel passato.
Ora questa casa invasa dai libri, dal pelo del gatto, dal chiacchiericcio di Cletus, infine mi rassicura. Mi concede il lusso sempre negato di avere un posto dove tornare, un luogo da chiamare casa, qualcosa che sovrasta persino il mio eterno bisogno di novità, di ricerca, di un altrove dove recarmi.
Infine il potere che cercavo l'ho ottenuto, ed è su me stesso.

martedì 31 gennaio 2012

La solitudine del faro è qualcosa che coltivo e cerco, ma talvolta, raramente invero, mi pesa. Una sola cosa la compensa: la libertà, lo spazio per i miei pensieri, il silenzio in cui regno. Impagabile. 
Per questo sono disposto a sopportare anche la sofferenza. Troppo ho cercato compagnie con cui non condividevo nulla, solo per avere seguaci, ammiratori. Ora preferisco la mia sola compagnia. 
E quella, raramente cercata, di miei uguali. 
Ma stasera, solo il silenzio regna sovrano nel mio cuore e nella mia casa. Certe sere non v'è altra scelta che far urlare una voce interiore che solo io posso udire. A lei devo ciò che sono ora e non posso far finta di non sentirla. 

domenica 22 gennaio 2012

tempeste

Veder arrivare le tempeste è una delle ragioni, se non la principale, per abitare in un faro.. sono uno spettacolo, ed occorre fegato e carattere per vederne arrivare a ripetizione e non perdere il senso di se stessi, della propria integrità, di fronte alla potente furia degli elementi. Ed ogni tempesta compie uno strano miracolo, sulla spiaggia, quando la lascia: porta a riva cose, ricordi, reperti ingoiati dal mare e rimescolati dalla furia delle onde, pronti per tornare a galla inattesi anche se lungamente desiderati. Basta alle volte un vecchio pezzo di chiglia, con un nome inciso sopra, anche divorato dalla salsedine, per dare finalmente la triste certezza a qualcuno che univa l'attesa al dolore della perdita. Ed ogni tanto i ricordi che tornano a galla sono perduti per sempre, poiché coloro che potevano ricordare sono morti come coloro che attendevano.
Stasera la tempesta che ha infuriato per giorni ha portato ad affiorare, proprio sotto il faro, un piccolo oggetto... niente altro che un piccolo orologio da taschino, incrostato di salsedine. Mi si è quasi sbriciolato in mano, quando l'ho preso. Ma quando sono riuscito a ripulirlo ed aprirne il coperchio, ho trovato un frammento di foto, labbra femminili che ancora sorridevano, ed un'incisione.
Al mio amato Tom.
Un sussulto mi ha attraversato, a leggere il mio nome in quel piccolo reperto. Per quanto sia un nome comune, non posso che chiedermi chi erano... Tom e colei che lo aveva amato ed atteso inutilmente, dopo la partenza. E dove andava Tom, per lasciare alle sue spalle l'amore... Domande che resteranno senza risposta.

mercoledì 4 gennaio 2012

Inverno

Le giornate invernali scorrono via rapidamente... eppure le settimane sembrano viaggiare a piedi, tanto sono lente. O forse è il mago che è troppo stanco di una vita divorante, che di lui pare voler fare fettine ma alla fine non sa che farsene di lui e delle sue capacità. Passo dopo passo, giorno dopo giorno lo consuma come una candela con lo stoppino storto, se lo guardi da una parte sembra sempre intatto, mentre dall'altro è stato divorato...
Si trascina per il faro, cercando l'oblio di se stesso, stanco ed interiormente svuotato. Si trova tra le mani, senza nemmeno accorgersene, una bottiglia di brandy e mentre cammina finisce con lo scolarsela, così quando infine si decide di sedersi sul divano, si addormenta, prima ancora di accorgersene.
Buonanotte.

venerdì 30 dicembre 2011

La mente

La mente non è un'illusione, un'ipotesi. 
La mente è un luogo interno, una dimensione privata e personale che occorre conoscere, esplorare e tenere in ordine, per poterla usare al meglio delle sue potenzialità. 
Ogni giorno bisogna camminare al proprio interno, guardarsi attorno, riconoscere che cosa vi abbiamo messo e decidere cosa ci serve e cosa no, per non aver pesi che ci intralcino ed appesantiscano. Occorre trattare la nostra mente meglio ancora di come trattiamo la nostra casa, perché in essa abiteremo molto di più che in qualsiasi altra casa. 
E come una casa dobbiamo organizzarla: ha una cucina, dove risiedono i nostri problemi di tutti i giorni, ha un salotto, dove alloggiamo i nostri divertimenti, ha una biblioteca, dove organizziamo saperi e ricordi, ha una cantina, dove sono celate le nostre paure, una soffitta, dove albergano i nostri sogni e le ambizioni, la camera da letto, dove custodiamo le nostre passioni... in queste stanze noi passiamo la maggior parte della nostra vita, eppure spesso non ce ne accorgiamo nemmeno, non le guardiamo, le lasciamo riempire di lerciume e disordine, come non tollereremmo mai in casa nostra. 
Per questo la nostra vita si riempie di paure, di pensieri superflui, di confusione: i nostri sentimenti non ci sono chiari, le nostre ambizioni eccessive e confuse, e noi ci sentiamo inermi, incapaci di risolvere i nostri guai, di affrontare le nostre paure. Ma come faremmo in casa, dobbiamo imparare, un passo alla volta, a tenere in ordine la nostra mente, così che le nostre risorse più nascoste verranno a galla, e scopriremo che come la nostra mente è stata ordinata, così la nostra vita tornerà in ordine. 

giovedì 29 dicembre 2011

Antichi spiriti nella neve.

La neve è finalmente caduta sul faro, dandogli uno strano fascino, freddo e ancestrale. Il mago si fa un giro sugli scogli, strizzandosi addosso il lungo cappotto nero, prendendosi il vento gelato in viso, prima di rientrare nel tepore della casa. Sale fino alla lampada, andando a guardare il mare e le nubi gelide chiedendosi quanta neve porteranno, ancora, ed è da là che vede la nave passare. Un vascello fantasma, come ne passano parecchi attorno a Nantucket. Questa non è molto celebre, ma il mago la riconosce ugualmente. Era niente altro che una baleniera, affondata al largo dell'isola proprio la notte di Natale, circa duecento anni prima. E' stato il capitano fantasma che con lui condivide la gestione del faro a raccontargliene la storia, descrivendo le quaranta famiglie della costa che tornavano a radunarsi ogni anno alla chiesa dei balenieri sull'isola per celebrare la messa a suffragio delle loro anime. La baleniera era sulla via del ritorno dopo un viaggio che era durato quasi tre anni e mezzo, ma proprio di fronte al porto era giunto un uragano che aveva letteralmente strappato le vele e l'alberatura dalla nave, mentre le onde, come mani crudeli, avevano spezzato lo scafo trasportandolo sotto il mare. Tutto sotto gli occhi della gente dell'isola, che dal porto assisteva impotente alla tragedia. 
Da quando il capitano era morto, ne vedeva tornare ogni anno il fantasma, e l'equipaggio tornare a casa, ogni solstizio, per ricevere il ricordo delle loro famiglie, finché anche l'ultimo dei discendenti non era morto e non era rimasto più nessuno a ricordarli ed a pregare per loro. 
Toccato il mago ascolta nuovamente la storia dalle labbra evanescenti dell'amico e collega defunto, e decide alla fine di fare la sola cosa che può: torna nel suo studio, accende una candela per ciascuno dei morti e da solo, sull'isola, prega per la liberazione di quelle povere anime dalla dannazione dell'oblio. 
E senza quasi rendersene conto, finisce con lo sperare che qualcuno possa fare altrettanto per colui che fu Lord Voldemort, da qualche parte nel mondo. Che qualcuno che lo pensa morto, pensi a lui con uguale pur se immeritata compassione. 

martedì 27 dicembre 2011

Troppo silenzio, stanotte al faro. Il mago guarda fuori dalla finestra, lasciandosi il libro in grembo, per far scorrere lo sguardo sul mare immobile, sul quale si riflette una luna immota e silenziosa. Troppe storie ha da raccontare, troppe ne ha raccontate a quel mare indifferente. Il silenzio che ora lo avvolge pare esser quello che sale dal profondo del suo animo. Per una sola sera, casualmente, del tutto pacificato. 
Un mezzo sorriso gli si disegna in volto, mentre si accorge di non aver nulla da rimproverarsi o da raccontarsi, questa strana sera d'inverno. Per una volta la sua anima è silenziosa come quella di un fanciullo. 
L'innocenza non è uno stato ancestrale perduto: è ciò che si guadagna alla fine del percorso.

Buonanotte.

giovedì 15 dicembre 2011

Me lo chiedono tutti quelli che leggono la mia storia: ma sei diventato buono? Ve la giro, voi siete buoni o siete cattivi? Io non sono né l'uno né l'altro: sono diventato reale. Carne, ossa, cuore, anima, cervello.
Tutto in conflitto tra loro.

martedì 13 dicembre 2011

*osserva il gatto rovesciarsi placido sul tappeto, davanti al camino... spegne la luce elettrica, ed accende un paio di candele, lasciando che a illuminare la stanza sia solo la calda luce del fuoco e delle due salamandre che alleva nel camino, addormentate abbracciate sul grosso ciocco che ne nutre il fuoco. Tiene il libro che stava leggendo appoggiato su una coscia, un dito a tenere il segno, e si lascia ipnotizzare dalle fiamme, sprofondando in se stesso... nella tenebra che di solito trova nelle profondità della sua anima. Ma stasera, complice forse il chiarore del fuoco e le luminarie natalizie, riaffiora un lontanissimo ricordo, il suo primo Natale a Hogwarts, in compagnia di un paio di insegnanti e qualche compagno di scuola... e dentro lui si smuove qualcosa di molto antico, luminoso ed innocente. E si allunga sul tappeto, abbandonando il libro sul divano, per far le coccole al gatto, grattandone voluttuosamente il ventre, mentre sul suo viso si disegnano contemporaneamente un vago sorriso e delle lacrime.*

domenica 11 dicembre 2011

A day in a life.

5.40 prima sveglia e occhiata omicida all'oggetto

6.00 seconda sveglia, manata in direzione muro e gatto che decide di venire a sedersi sulla faccia

6.01 coccole al gatto, fino alle

6.15 occhiata ai residui della sveglia, riparazione magica e discesa dal letto

6.16 controllo del calendario. se è lunedì, sequela di bestemmie in serpentese, aramaico e russo. se è qualsiasi altro giorno della settimana bestemmie solo in inglese per la levataccia. se è domenica, bestemmie in nanesco, troll e klingon e ritorno a letto, chiedendosi perchè accidenti mi sono svegliato lo stesso.

6.17 cesso, barba, caffè, doccia, caffè, cibo gatti, caffè, vestiti, caffè

07.00 ovvio attacco di nevorosi contro i babbani in bus mentre si reca all'Arcana Cabana per aprire il negozio. Forse bevo troppo caffè.

08.00 arrivo al negozio, rintracciare tutti i soliti oggetti erranti che si son fatti quattro passi negli scaffali e metterli a posto. prima o poi faccio un incantesimo di adesione permanente a sti stronzi...

09.00 apertura del negozio.

9.45 - 10.15 lettura del quotidiano, lunghi pensieri lubrichi sul culo della modella a pagina 18, telefonata all'allibratore per scommettere sulla prossima partita di quidditch

10.30 caffè e primo cliente. giuro. sempre così.

11.00 chiusura del negozio per passeggiata fin dal giornalaio e chiacchiere sul quidditch, per poi tornare in negozio e trovare due clienti petulanti che mi chiedono perchè non apro prima il negozio.

11.08 cerco di non cruciare ed uccidere una delle due clienti che vuole assolutamente comprare il mio elfo.

11.30 arriva finalmente Richard Murray che si prende cura della cliente rompiscatole appioppandole pure un set di bicchieri di cristallo

12.00 lunga chiacchierata con Richard con conseguente rapido inventario delle prossime fiere dell'antiquariato da vedere.

13.00 chiusura negozio con passaggio di consegne a Richard e pranzo insieme al quartiere magico

14.00 salto a Josselin per rubare la nutella a Reyes, anche prima se è lunedì

14.45 sveltina con Helena Kemp se la trovo e se ci sta.

15.30 ritorno a Nantucket per far la spesa

16.30 entrata in libreria con il pensiero "do solo un'occhiata"

17.30 paagamento di almeno una mezza dozzina di libri, pensando "ma dove accidenti me li metto, questi?"

18.30 ritorno al faro con la spesa ed i libri e relativa lite con Cletus perchè ho comprato altri libri da spolverare

18.45 coccole gatto che si è sentito tanto solo in mia assenza

20.00 fine coccole gatto

20.30 cena

21.00 pensieri oziosi sulla lanterna del faro e meditazioni profonde sul senso della vita

21.05 pennica post cena con conseguente oblio di tutti i pensieri profondi appena fatti

22.00 sveglia brusca perchè il gatto e Cletus si inseguono rumorosamente in salotto e decisione di andare a bere qualcosa al porto

23.45 ritorno al faro un pò brillo e decisione di scrivere un pochino prima di andare a letto

23.55 crollo addormentato sul divano cercando di scrivere due parole.

23.56 Cletus mi deposita a letto ridacchiando.

giovedì 24 novembre 2011


Dopo aver salutato gli ultimi ritardatari, il mago si abbandona sul divano semicircolare, l'ultimo bicchiere di bourbon in mano... si massaggia le tempie ed il ventre, strapieni di cibo, ma si sente soddisfatto. Beve l'ultimo sorso e si perde a guardare il mare, fuori dalla finestra, pensando "ora vado a dormire... ora vado... ora...." e poi si addormenta sul divano, da cui lo rimuove con mezzi magici l'elfo, circa mezz'ora dopo. 
Buonanotte e felice Ringraziamento...
//E visto che ringraziare non è una brutta cosa, grazie. A tutto il fantamondo, che mi fa ridere e piangere ed incazzare. Ma sopratutto mi fa sognare. Grazie infinite, ragazzi.

martedì 22 novembre 2011


Buio, quasi totale. La luna non è che un pallido taglio nel cielo, minuto e calante. 
Le nubi coprono quasi tutto. Il vento da nord porta il gelo, tagliente, cannibale. 
Il mare ringhia, affamato di vite innocenti. Mani rapaci si aggrappano sugli scogli, in attesa di incauti. 
State in casa. Qualcosa di malvagio cammina sulla terra questa notte. 
Il guardiano del faro vi ha avvertito.
Buonanotte.

lunedì 21 novembre 2011

*la notte è ormai calata, sull'isola. Non ci sono più turisti, ed i residenti hanno l'abitudine di starsene a casa, quando fa freddo. Il mago cammina per il porto, solitario, godendosi il silenzio. Solo il mare fa udire il suo canto notturno, ed è come un vecchio amico che ti riaccoglie, dopo una giornata infinita a sentire solo la furia del mondo nelle orecchie. Il silenzio del mare, la sua assoluta esistenza, la vita che si propaga da esso, potente e silenziosa.. questa è la cura più grande per un misantropo che desidera solo la solitudine del faro. E ad esso torna, a passi lenti, lasciando che il vento giochi con i suoi capelli ed i suoi pensieri.*
Buonanotte, fantamondo. 

mercoledì 16 novembre 2011

Nuvole in lontananza, il cielo che di nuovo si trasforma, minaccioso. Il sole non è che una fragile tregua, sulla costa, mentre il vento è la sola certezza. La trasformazione è certa, l'impermanenza una costante. Tutto si trasforma, muta, ed è sopratutto di fronte al mare che è più facile ricordarlo. Quando ogni cosa cambia aspetto da un giorno all'altro, è più semplice confrontarsi con la precarietà dell'esistenza.
Forse addirittura è consolante sapere che di fronte al mare siamo solo piccole nullità, che solo quello, nella sua infinita mutevolezza, resterà indifferente di fronte alla rapidità con cui spariscono le nostre piccole vite.

martedì 15 novembre 2011

il porto al tramonto si illumina di piccole luci... le barche che ondeggiano sull'acqua sembrano danzare in sincrono, nel silenzio le voci sembrano giungere al faro. Il profumo di cucina si diffonde, odore di pesce in mille diverse ricette, ed anche fetore di pesce marcio dall'acqua, ma fa tutto parte della vita sul mare. Il mago gironzola, indeciso se andare a mangiare tra i babbani o nel quartiere magico, dove ha aperto un nuovo locale, da quando una coppia di maghi sono venuti a stabilirsi nel quartiere dal continente. Alla fine si decide per la novità, ed entra nel quartiere magico dal solito accesso, invisibile ai babbani: niente più che una cabina telefonica, una delle poche ancora funzionanti sull'isola. Da lì passa nel quartiere magico, dove un intenso profumo di dolci e di spezie invade le sue narici... ed un barlume di ottarino rende soffusa la luce sparsa dalle lanterne. I maghi americani sono meno "diversi" rispetto agli europei... sembrano quasi babbani, nell'abbigliamento ed in molte abitudini, ma una cosa non manca mai, da una parte e dall'altra. 
La magia, che tutto permea. 
Il mago sorride. Questa, più di tutte, è la sensazione del ritorno a casa: la magia.

domenica 6 novembre 2011



Ora lo so: una vita sola non è sufficiente. Non basta a capire chi sei, che cosa stai facendo, perché lo fai... da dove arrivi e dove vuoi andare. 
Sopratutto perché le risposte possono esser sempre diverse, di volta in volta. Ed ogni risposta vale una vita intera, non ci sono storie. 
Forse è per questo che la spiritualità occidentale non mi ha mai ispirato: dicono che abbiamo una sola chance. Stop, finita quella sei fregato. 
Non è vero. Ne abbiamo una sola per volta. Finita quella, se non ti è bastato, riparti, e fai un altro giro di giostra.